ROMA, 11 APR – La proposta di introdurre un codice Ateco per la prostituzione solleva preoccupazioni. Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, avverte dei rischi di promuovere il sfruttamento. Rifiuta quindi la mercificazione del corpo femminile e chiede maggiore attenzione per le sopravvissute
La prostituzione è un tema che continua a suscitare dibattiti accesi in Italia, soprattutto in relazione alla proposta di introdurre un codice Ateco specifico per questa attività. Diverse associazioni, tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII, si sono espresse contro questa iniziativa, evidenziando i potenziali rischi per le donne coinvolte. Matteo Fadda, presidente dell’associazione, ha messo in guardia riguardo alla legalizzazione della prostituzione, sottolineando che esperienze simili in altri paesi hanno portato a un aumento delle forme di sfruttamento e a spazi in cui la criminalità può prosperare.
Il rischio di mercificazione del corpo femminile
Fadda ha affermato che l’introduzione di un codice Ateco dedicato alla prostituzione rappresenterebbe una vera e propria mercificazione del corpo femminile. I codici Ateco, utilizzati per identificare le attività economiche e adempiere agli obblighi fiscali, non sono strumenti appropriati per registrare attività che sono illegali nel nostro ordinamento. La distinzione tra attività legittime e illegittime non può essere attenuata attraverso una classificazione economica. È fondamentale mantenere il rispetto della legge italiana e contrastare la “cultura dello sfruttamento del corpo della donna”.
L’importanza di ascoltare le vittime
Attualmente, il tema della prostituzione è oggetto di un’indagine al Senato, dove esperti e rappresentanti della società civile discutono le problematiche legate a questo fenomeno. Fadda auspica che le voci delle donne che hanno vissuto esperienze di sfruttamento vengano ascoltate dalle istituzioni, evidenziando le difficoltà nel ricostruire una vita e un’indipendenza economica dopo anni di abusi. La richiesta è chiara: le istituzioni devono schierarsi dalla parte delle vittime, non di chi sfrutta la loro vulnerabilità.
Un approccio olistico alla questione
La questione del codice Ateco per la prostituzione si inserisce in un dibattito più ampio sulla legalizzazione e sulla regolamentazione delle professioni legate al sesso. La Comunità Papa Giovanni XXIII mette in guardia contro l’idea che la legalizzazione possa risolvere i problemi legati alla prostituzione. È necessario un impegno profondo per affrontare le cause strutturali che spingono le donne verso questa attività. Le esperienze di chi ha lasciato il mondo della prostituzione sono spesso segnate da storie di violenza e manipolazione, e il percorso di recupero è lungo e difficile.
Il dibattito sulla prostituzione non può ridursi a una mera questione economica o legislativa. È essenziale considerare la complessità del fenomeno e le sue implicazioni sociali ed etiche. L’introduzione di un codice Ateco per la prostituzione è solo un aspetto di una questione molto più ampia, che richiede un approccio olistico e sensibile alle realtà delle donne coinvolte. Creare una rete di sostegno per coloro che desiderano ricostruire la propria vita è fondamentale, perché ogni passo verso la dignità e l’autonomia deve essere sostenuto dalla società.