CAGLIARI, 04 GIU – Gli accertamenti richiesti dalla Procura di Cagliari sugli indumenti di Manuela Murgia, trovata morta nel 1995, sono stati ritardati di alcune settimane. L’indagato principale è il suo ex fidanzato, Enrico Astero, accusato di omicidio volontario. Gli esami tecnici sui vestiti recuperati sono stati posticipati a causa della riserva presentata dall’avvocato della difesa. Le analisi, cruciali per identificare profilo genetico e tracce paragonabili, sono pianificate tra due settimane
Gli accertamenti sui vestiti di Manuela Murgia, la ragazza di 16 anni trovata morta il 5 febbraio 1995, sono stati rinviati a causa della presentazione di una riserva di accertamento probatorio da parte dell’avvocato Marco Fausto Piras, che rappresenta l’unico indagato, il suo ex fidanzato Enrico Astero, attualmente 54enne. Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è stato riaperto il 30 marzo di quest’anno, con l’ipotesi di omicidio volontario che ora si fa sempre più concreta.
Rinvio degli accertamenti tecnici
Oggi, presso il servizio centrale della polizia Scientifica a Roma, erano previsti accertamenti tecnici sui vestiti e sugli accessori recuperati circa un mese fa, a trent’anni dall’autopsia. Tuttavia, l’avvocato Piras ha richiesto un periodo di dieci giorni per presentare formalmente la richiesta che porterà il giudice a nominare esperti per eseguire le analisi in contraddittorio con le parti. Le famiglie di Manuela, rappresentate dagli avvocati Giulia Lai e Bachisio Mele, hanno già indicato come consulente Emiliano Giardina, mentre la difesa ha contattato l’ex generale dei carabinieri del Ris, Luciano Garofano.
Obiettivi delle analisi
Le analisi previste si concentreranno in particolare sugli indumenti intimi della vittima, con l’obiettivo di rintracciare profili genetici e DNA, oltre a impronte non visibili a occhio nudo. Tra le tracce da esaminare, vi sono anche residui di fumo trovati nel maglioncino della ragazza. La riapertura del caso è stata fortemente voluta dalla famiglia Murgia, che ha sempre contestato l’ipotesi di suicidio.
Il mistero della morte di Manuela Murgia
La morte di Manuela è avvolta nel mistero sin dal giorno del ritrovamento del suo corpo, avvenuto in un canyon della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari. La giovane era scomparsa dopo aver lasciato la propria abitazione, dove erano stati trovati un rossetto e un profumo, elementi che suggerivano un’uscita per un incontro. Testimonianze indicano che è stata vista salire su un’auto, l’ultima volta che è stata avvistata viva.
La famiglia Murgia ha sempre sostenuto che la ragazza non si sarebbe mai suicidata e ha lottato instancabilmente per la riapertura delle indagini, presentando nuove istanze anche nel 2024, dopo che la prima richiesta era stata respinta. L’ipotesi più recente, basata su una consulenza del medico legale Roberto Demontis, suggerisce che Manuela possa essere stata vittima di un omicidio piuttosto che di un suicidio o di una caduta accidentale. Secondo i familiari, ci sarebbero segni di violenza e di trascinamento sul corpo, elementi che rafforzano l’idea di un coinvolgimento di terze persone.
In attesa di nuovi sviluppi, la famiglia continua a cercare giustizia e verità, determinata a non fermarsi finché non verranno chiariti i misteri che circondano la tragica morte di Manuela Murgia.