Roma, 4 Giugno – Parodi sottolinea che le modifiche previste dal Ddl femminicidio, inclusi l’aumento delle competenze collegiali e l’obbligo per il pm di ascoltare la vittima, richiederanno una revisione dei progetti organizzativi delle procure, rischiando indagini rapide ma processi ritardati
Il dibattito sul disegno di legge (ddl) relativo al femminicidio sta suscitando preoccupazioni significative tra i magistrati italiani. Cesare Parodi, il nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), ha manifestato le sue riserve durante un’audizione in commissione Giustizia al Senato. L’introduzione di una nuova fattispecie di reato di femminicidio potrebbe generare confusione e complicazioni operative per le procure, con potenziali ripercussioni sulle indagini e sui processi.
Indeterminatezza del reato
La principale preoccupazione riguarda l’indeterminatezza del reato e la difficoltà di fornire prove adeguate. “I timori sono molto concreti”, ha affermato Parodi. “Se queste modifiche, che includono l’ampliamento delle competenze collegiali e l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare la vittima, dovessero passare, sarà necessario rivedere i progetti organizzativi delle procure”. Secondo il presidente dell’Anm, l’aumento delle responsabilità potrebbe portare a indagini più rapide, ma con processi che si allungheranno nel tempo, creando un sistema giuridico inadeguato per affrontare un fenomeno così complesso.
Il femminicidio è una emergenza sociale
Il femminicidio, definito come l’omicidio di una donna per motivi di genere, è un tema di crescente rilevanza in Italia. Negli ultimi anni, la legislazione ha cercato di affrontare la questione con strumenti sempre più specifici. Tuttavia, i dati mostrano che la violenza contro le donne continua a rappresentare una vera emergenza sociale. Secondo l’ISTAT, nel 2022 si sono registrati 106 femminicidi, di cui 61 perpetrati da partner o ex partner.
La necessità di una definizione chiara
La questione si complica ulteriormente quando si considera la definizione di femminicidio, che spesso incorpora elementi sociologici e culturali, rendendo difficile una sua applicazione uniforme. Parodi ha sottolineato l’importanza di una definizione chiara e condivisa, affinché le procure possano operare efficacemente e garantire giustizia alle vittime.
In questo contesto, la figura di Cesare Parodi emerge come centrale. Con un’esperienza consolidata nella magistratura torinese e una lunga carriera dedicata al contrasto dei reati di violenza di genere, Parodi si trova ad affrontare una sfida cruciale per il futuro del sistema giudiziario italiano. Le sue parole non solo evidenziano le difficoltà pratiche legate all’implementazione di nuove norme, ma anche la necessità di una riflessione più ampia sulla cultura della violenza di genere e sulla protezione delle vittime.
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