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Alberto Trentini, terza telefonata dal carcere in Venezuela: “Segnali di speranza”

by Giacomo Camelia
10 Ottobre 2025
Uno striscione in sostegno della liberazione di Alberto Trentini

Alanews.it

Caracas, 10 ottobre 2025 – Dopo 327 giorni di detenzione senza accuse formali, Alberto Trentini, cooperante umanitario italiano di 46 anni, ha nuovamente contattato la sua famiglia tramite una telefonata che apre nuovi spiragli di speranza nel caso della sua detenzione nel carcere venezuelano El Rodeo I, nello stato Miranda. Questo è il terzo contatto telefonico avvenuto dall’arresto avvenuto il 15 novembre 2024, un evento che aveva destato grande preoccupazione internazionale e mobilitato la società civile italiana.

La telefonata di Alberto Trentini

La chiamata di Trentini, raccontata dalla famiglia e dall’avvocata Alessandra Ballerini a Il Fatto Quotidiano, si distingue per la lucidità e la serenità con cui il cooperante ha rivolto parole di conforto ai genitori, esortandoli a prendersi cura l’uno dell’altro e sottolineando di sentirsi forte. È un segnale importante, in un contesto in cui si stanno registrando novità diplomatiche: dalla visita dell’ambasciatore italiano a Caracas, Giovanni Umberto De Vito, alla successiva telefonata della presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla madre di Trentini, Armanda Colusso. Inoltre, la riapertura di un canale di dialogo con le autorità venezuelane, rappresentate dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha riportato un clima di cooperazione che sembra superare la tensione degli anni passati.

L’avvocata Ballerini ha sottolineato come questa telefonata sia un segnale positivo, “un’apertura che speriamo possa portare a progressi concreti”. La famiglia ha ringraziato “tutti coloro che hanno lavorato per la liberazione di Alberto”, comprese le migliaia di persone che hanno firmato petizioni e partecipato a iniziative di solidarietà, come il digiuno a staffetta promosso da personalità come Luigi Ciotti e il patriarca di Venezia Francesco Moraglia.

Le condizioni di detenzione e il silenzio prolungato

Nonostante i progressi diplomatici, la situazione di Trentini appare ancora precaria. Detenuto in una struttura notoriamente difficile come El Rodeo I, il cooperante ha trascorso lunghi periodi in isolamento senza contatti con l’esterno. Solo due altre telefonate, nel maggio e nel luglio 2025, avevano permesso un breve scambio con i familiari. Un ex compagno di cella ha raccontato le dure condizioni carcerarie, caratterizzate da scarse attività all’aperto, igiene precaria e presenza di guardie con atteggiamenti ambigui.

Telefonata tra Meloni e la madre di Alberto Trentini
Facebook @Alberto Trentini libero

Il governo venezuelano, guidato da Nicolás Maduro, aveva finora respinto qualsiasi tentativo di mediazione da parte dell’Italia e di altri Paesi, mantenendo un atteggiamento di chiusura che ha alimentato preoccupazioni sulla tutela dei diritti umani. Le accuse nei confronti di Trentini non sono mai state formalizzate: si parla genericamente di coinvolgimento in attività sovversive, ma senza alcuna conferma ufficiale.

La mobilitazione della società civile e il ruolo della diplomazia italiana

La detenzione di Trentini ha suscitato una forte mobilitazione da parte della società civile italiana. Eventi pubblici, fiaccolate, e iniziative di sensibilizzazione hanno mantenuto alta l’attenzione sul caso. Il Comune di Bologna, ad esempio, ha esposto uno striscione per la sua liberazione, mentre a Venezia si sono svolte manifestazioni davanti alla chiesa di Sant’Antonio al Lido.

Il governo italiano ha nominato un inviato speciale della Farnesina, Luigi Vignali, per seguire da vicino la situazione dei detenuti italiani in Venezuela, ma finora le autorità venezuelane hanno ostacolato ogni incontro. Tuttavia, la recente telefonata di Trentini e la ripresa del dialogo diplomatico suggeriscono che l’Italia stia intensificando le proprie iniziative per ottenere un rilascio.

L’avvocata Ballerini, che segue il caso con impegno, ha ribadito la necessità di mantenere la vicinanza a Trentini e di non lasciare che il caso cada nell’oblio. La famiglia, sostenuta anche dall’appello dei genitori di Giulio Regeni, ha chiesto con forza che il governo italiano continui a lavorare per riportare a casa il cooperante, simbolo di un impegno umanitario che rischia di essere soffocato da logiche politiche.

La chiamata di Alberto Trentini ha dunque rappresentato un momento di respiro e fiducia, in un quadro ancora complesso e delicato. Restano da attendere sviluppi concreti che possano tradurre in atti la volontà di cooperazione manifestata da entrambe le parti, mentre la comunità internazionale continua a vigilare affinché siano rispettati i diritti fondamentali del cooperante italiano.

Tags: Alberto TrentiniVenezuela

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