Teheran, 9 aprile – Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha dichiarato che i negoziati indiretti con gli Stati Uniti in Oman riguarderanno solo la costruzione della fiducia e il chiarimento del programma nucleare iraniano, escludendo discussioni su armamenti e politica regionale
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha annunciato che i colloqui indiretti con gli Stati Uniti, previsti per sabato in Oman, si concentreranno sulla costruzione della fiducia e sulla chiarificazione del carattere pacifico del programma nucleare iraniano. Questa dichiarazione arriva in un momento cruciale, mentre l’Iran cerca di ribadire la legittimità delle sue attività nucleari, in un periodo in cui le sanzioni internazionali continuano a pesare sull’economia del paese.
La posizione dell’Iran
Araghchi ha chiarito che durante i negoziati non si discuterà della cessazione delle attività nucleari o missilistiche dell’Iran, né del coinvolgimento di Teheran nelle dinamiche regionali. Queste posizioni riflettono la determinazione dell’Iran a difendere la propria sovranità e a mantenere il controllo sulle proprie politiche interne ed estere. Il ministro ha descritto i colloqui di Muscat come un’opportunità per testare la buona fede degli Stati Uniti, che hanno una lunga storia di atteggiamenti intransigenti nei confronti della Repubblica Islamica.
Il contesto di queste dichiarazioni è complesso. Dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nucleare del 2015, noto come Piano d’azione congiunto globale (JCPOA), l’Iran ha visto aumentare le tensioni con l’Occidente e una crescente pressione economica a causa delle sanzioni. In risposta, Teheran ha intrapreso una serie di passi per espandere le sue attività nucleari, giustificandole come misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale. Questo scenario ha alimentato le preoccupazioni internazionali riguardo a un potenziale sviluppo di armi nucleari, nonostante l’Iran continui a sostenere che il suo programma ha scopi esclusivamente pacifici.
Opportunità di dialogo
Durante la sua visita in Algeria, Araghchi ha evidenziato come i colloqui possano rappresentare una nuova opportunità per la diplomazia, suggerendo che l’Iran è aperto al dialogo, ma solo a condizioni chiare e rispettose della sua sovranità. La posizione di Teheran è sostenuta da un ampio consenso all’interno del governo, che considera ogni forma di compromesso su questioni di sicurezza nazionale come inaccettabile.
Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno espresso la volontà di riprendere i negoziati, ma con l’intenzione di rivedere le politiche iraniane riguardanti sia il programma nucleare sia la presenza militare dell’Iran in regioni strategiche come il Medio Oriente. Questa ambivalenza rende difficile prevedere l’esito dei colloqui in Oman. L’approccio degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi decisivo: se Washington adotterà un atteggiamento più flessibile, potrebbe aprire la strada a un accordo che soddisfi entrambe le parti.
Le sfide geopolitiche
Il contesto geopolitico attuale, caratterizzato da tensioni tra le potenze regionali e conflitti in corso, rende la situazione ancora più complessa. L’Iran ha intensificato il suo coinvolgimento in vari conflitti regionali, sostenendo gruppi armati e alleati in paesi come Siria e Yemen, il che ha suscitato preoccupazioni tra i suoi rivali, in particolare Arabia Saudita e Israele. Queste dinamiche rendono ogni tentativo di negoziazione estremamente delicato, poiché le questioni di sicurezza regionale sono indissolubilmente legate al programma nucleare.
Il prossimo incontro in Oman, dunque, non sarà solo un test per le relazioni tra Iran e Stati Uniti, ma anche un importante banco di prova per la stabilità dell’intera regione. La comunità internazionale guarda con attenzione a questo sviluppo, sperando che possa portare a un allentamento delle tensioni e a una nuova era di dialogo.