Russia e Stati Uniti hanno completato uno scambio di prigionieri ad Abu Dhabi. Mosca ha rilasciato Ksenia Karelina, condannata a 12 anni per tradimento. Gli Usa hanno liberato Arthur Petrov, arrestato per presunta esportazione di dispositivi microelettronici
Una recente operazione di scambio di prigionieri tra Russia e Stati Uniti, avvenuta ad Abu Dhabi, potrebbe rappresentare un significativo passo nell’evoluzione delle relazioni tra queste due potenze, sempre più tese a causa del conflitto in Ucraina e delle sanzioni economiche. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e confermato in un secondo momento dal servizio d’intelligence russo FSB, l’accordo ha portato alla liberazione di Ksenia Karelina, una cittadina russa e statunitense, e di Arthur Petrov, un cittadino russo e tedesco.
Un caso controverso
Ksenia Karelina era stata condannata nel 2023 a dodici anni di carcere dalla giustizia russa per tradimento, un’accusa che ha suscitato polemiche e dibattiti internazionali. La donna era accusata di aver trasferito una somma modesta, meno di 100 dollari, a un ente benefico ucraino con sede negli Stati Uniti. Questo gesto, sebbene di entità minima, era stato interpretato dalle autorità russe come un atto di sostegno a un Paese considerato nemico, scatenando un’ondata di indignazione e un severo intervento della giustizia.
La detenzione di Petrov
Dall’altro lato, Arthur Petrov era stato arrestato nel 2023 a Cipro su richiesta degli Stati Uniti, accusato di presunta esportazione illegale di dispositivi microelettronici sensibili, utilizzati in ambito militare e tecnologico. La sua detenzione ha evidenziato la crescente preoccupazione degli Stati Uniti per le attività russe nel campo della tecnologia e dell’intelligence.
Un contesto complesso
Il contesto attuale è particolarmente complesso. Le relazioni tra Mosca e Washington si sono deteriorate dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, portando a un inasprimento delle sanzioni e a un aumento della retorica bellicosa. Tuttavia, eventi come questo scambio possono suggerire che, nonostante le divergenze, esiste un riconoscimento reciproco della necessità di mantenere canali di comunicazione aperti.