Una tempesta solare verificatasi oltre 14mila anni fa, nel 12.350 a.C., avrebbe causato un blackout globale se fosse accaduta oggi: ecco la portata
Recenti ricerche condotte da un team internazionale di scienziati dell’Università di Oulu, in Finlandia, hanno rivelato la presenza di una tempesta solare di incredibile potenza risalente a circa 14.300 anni fa. Questo evento, se si ripresentasse oggi, causerebbe danni catastrofici alle tecnologie moderne. La scoperta, frutto di uno studio pubblicato su “Earth and Planetary Science Letters“, è stata guidata dalla ricercatrice Kseniia Golubenko e dal professor Ilya Usoskin.
La scoperta della tempesta solare
L’evento, avvenuto nel 12.350 a.C., è stato identificato attraverso l’analisi di anelli di alberi fossilizzati, in particolare pini silvestri situati lungo le rive del fiume Drouzet in Francia. Questi anelli mostrano un picco significativo di carbonio-14, un isotopo che si accumula a seguito di interazioni tra raggi cosmici e atmosfera terrestre. Grazie a un nuovo modello chimico-climatico, gli scienziati sono riusciti a quantificare l’intensità di questa tempesta, che risulta essere circa 500 volte più potente rispetto all’evento solare più forte registrato nell’era satellitare moderna, avvenuto nel 2005.
Impatti potenziali sull’era moderna
Secondo Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste, un evento di tale magnitudine oggi avrebbe un impatto devastante, potenzialmente in grado di mandare in blackout i sistemi di comunicazione e i satelliti, con ripercussioni su telecomunicazioni e servizi di localizzazione. La tempesta solare del 12.350 a.C. si colloca tra i cosiddetti “Eventi Miyake”, un termine che si riferisce a eventi estremi di particelle solari, scoperti per la prima volta dalla fisica giapponese Fusa Miyake nel 2012.
Importanza della ricerca
Gli Eventi Miyake, tra cui quello del 774 d.C. e altri già documentati, si verificano quando esplosioni solari massicce emettono grandi quantità di particelle cariche. Sebbene eventi di questo tipo siano rari, la loro frequenza storica suggerisce che non sono affatto infrequenti. Il professor Messerotti sottolinea che la comprensione di queste tempeste è cruciale per sviluppare strategie di mitigazione e previsioni più accurate.
L’analisi delle carote di ghiaccio della Groenlandia ha confermato ulteriormente la presenza di isotopi come il berillio-10, dimostrando che i segnali delle tempeste solari possono essere registrati in vari strati geologici. Questi dati non solo arricchiscono la nostra comprensione della storia climatica della Terra, ma evidenziano anche l’importanza di prepararsi a eventi naturali estremi che potrebbero colpire la nostra società altamente tecnologica.