Roma, 3 Giugno – Un nuovo studio rivela la presenza di Dna di sostanze stupefacenti e allergeni nell’aria delle città. Condotta da David Duffy, l’analisi di e-Dna ambientale offre opportunità significative per monitorare virus e focolai
Recenti ricerche hanno svelato una realtà sorprendente e inquietante: nell’aria delle città non si trovano solo inquinanti, ma anche il DNA di diverse sostanze stupefacenti, tra cui cannabis, papavero da oppio e funghi allucinogeni, oltre a virus e allergeni come le arachidi. Questo fenomeno è stato documentato da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, diretto dal professor David Duffy dell’Università della Florida.
Un nuovo approccio alla ricerca ambientale
L’innovativo approccio della ricerca si basa sull’analisi del DNA ambientale, noto come e-DNA (environmental DNA), che comprende i frammenti genetici rilasciati nell’ambiente da organismi viventi. Secondo Duffy, “il livello di informazioni disponibili nel DNA ambientale è tale che stiamo solo iniziando a capire quali possano essere le potenziali applicazioni”. Questa tecnologia, già utilizzata per identificare la fauna in aree difficili da monitorare, come nel caso della lince rossa in Florida, è stata ora applicata all’analisi dell’aria, aprendo nuove strade per la ricerca ambientale e il monitoraggio della salute pubblica.
L’utilizzo dei filtri d’aria
Il primo esperimento pratico di analisi dell’aria è stato condotto a Dublino, dove i ricercatori hanno utilizzato semplici filtri per l’aria per catturare i frammenti genetici presenti. I risultati hanno rivelato la presenza di vari virus patogeni, utili per il monitoraggio di focolai epidemiologici, e allergeni, come pollini e arachidi. Ma, sorprendentemente, sono emerse anche tracce di sostanze stupefacenti come la cannabis e i funghi allucinogeni.
Implicazioni etiche e future applicazioni
Le analisi si sono dimostrate rapide e a basso costo, rendendo questa metodologia non solo accessibile, ma anche preziosa per una vasta gamma di studi. Tuttavia, l’emergere di queste informazioni solleva questioni etiche significative, in un contesto in cui la sorveglianza ambientale può incidere sulla privacy dei cittadini. Duffy ha osservato che ciò che prima sembrava fantascienza ora sta diventando una realtà scientifica, evidenziando la necessità di un dibattito pubblico su come utilizzare responsabilmente tali tecnologie.
Questa ricerca rappresenta un passo avanti importante nel campo delle scienze ambientali, con potenziali applicazioni che spaziano dal monitoraggio della biodiversità alla salute pubblica, ma anche una sfida per la società moderna, chiamata a riflettere su come gestire e interpretare queste scoperte.
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