HIV: terapie iniettabili e nuova PrEP rivoluzionano cura e prevenzione
Il panorama della lotta all’HIV è in rapida evoluzione, con nuove terapie e approcci preventivi che promettono di migliorare significativamente la qualità della vita delle persone che convivono con il virus e di offrire nuove strategie di prevenzione. A margine del 17° Congresso Nazionale ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research), svoltosi a Padova, la Prof.ssa Antonella Castagna, coordinatrice nazionale ICAR, ha delineato i progressi e le prospettive future, ponendo l’accento sulle terapie long-acting e sulla profilassi pre-esposizione (PrEP).
L’Avvento delle Terapie Long-Acting per il Trattamento
Uno dei temi centrali affrontati dalla Prof.ssa Castagna è l’integrazione delle terapie iniettabili a lunga durata d’azione nella pratica clinica italiana. “Stiamo finalmente gestendo la terapia long acting oggi con Cabotegravir/rilpivirina nel trattamento con l’enacapavir sotto cute nei pazienti multiresistenti”, ha affermato. Questo segna un cambiamento epocale, con il long-acting che è “entrato anche nella prescrizione e nella gestione delle persone con infezione da HIV che vivono in Italia”.
Il Cabotegravir/rilpivirina (citato come Caboteggra Virilpivirina nell’estratto) ha dimostrato “dati molto solidi di efficacia eccellenti”, con un “tasso di fallimento virologico che è forse uno dei più bassi riportati in tutti gli studi registrativi” e anche nella pratica clinica. Il fallimento, che è “inferiore all’1%”, può talvolta essere associato alla comparsa di mutazioni di resistenza e deve essere gestito attentamente.
Ma l’aspetto più rivoluzionario introdotto da questa terapia, secondo la Prof.ssa Castagna, è la possibilità di avere un dialogo completamente nuovo con i pazienti: “La cosa più importante a mio modo di vedere che Cabotegravir/rilpivirina introduce è che clinici e persone che vivono con l’infezione da HIV possono parlarsi di soddisfazione del trattamento, di quanto la loro vita è cambiata rispetto a prima, di quali sono gli argomenti di cui si riesce a parlare oggi che la terapia long-acting allontana dal peso della singola compressa quotidiana”. La maggior parte dei pazienti si dichiara “soddisfatta di questo approccio [e] non tornerebbe indietro”, nonostante una piccola quota abbia interrotto per “problemi legati alla dolore in sede di iniezione”. Questo elemento di soddisfazione del paziente rappresenta un “driver che prima non conoscevamo”.
L’altro farmaco long-acting menzionato è l’Lenacapavir, che ha per il momento una “nicchia più limitata”. È riservato ai pazienti con “opzioni terapeutiche limitate”, iniezione sottocutanea ogni sei mesi, per cui si applica a una “nicchia di pazienti molto piccola, molto difficile”.
La Rivoluzione nella Prevenzione: PrEP Long-Acting
Le potenzialità delle terapie long-acting non si fermano al trattamento. Entrambi i farmaci, Cabotegravir e Lenacapavir, sono candidati a “stanno/staranno speriamo rivoluzionando il mondo della profilassi pre-esposizione”. Entrambi “hanno dimostrato di essere superiori alla profilassi pre-esposizione per via orale”. Questa superiorità non è necessariamente dovuta a una minor efficacia della PrEP orale in sé, ma piuttosto alla consapevolezza dei “problemi di aderenza alla profilassi… con l’utilizzo della profilassi per via orale” nella pratica clinica.
Per quanto riguarda il Cabotegravir per la PrEP, è già stato “autorizzato da EMA [ed] è autorizzato da AIFA”. Si attende ora da AIFA la “rimborsabilità”, un passo cruciale perché “questo rende poi il farmaco disponibile, disponibile soprattutto per chi per le situazioni che sono più difficili in cui il fatto di proporre un approccio long-acting può veramente risolvere alcuni problemi che non abbiamo ancora affrontato”. Si fa riferimento in particolare alle “popolazioni chiave, le popolazioni difficili da raggiungere, quelli che hanno grossi problemi di aderenza con la profilassi pre-esposizione”.
Il percorso del Lenacapavir per la PrEP è “un pochino più lontano”, in attesa dell’approvazione di FDA e poi EMA. Tuttavia, è considerato “sicuramente innovativo” con “risultati eccellenti”, anche per la sua modalità di somministrazione “sotto cute una volta ogni sei mesi”.
In conclusione, la Prof.ssa Castagna ha sottolineato come questi sviluppi stiano portando a “maturare un concetto nuovo che anche nel campo della prevenzione potremo offrire agli utenti una scelta”, ampliando le opzioni disponibili per fermare la diffusione dell’HIV. (Redazione alanews)