Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato un drastico taglio degli aiuti alimentari in Somalia, che riguarderà circa 750 mila persone. La decisione è stata motivata da una grave carenza di finanziamenti che costringerà l’agenzia a ridurre il numero di beneficiari da 1,1 milioni ad agosto a 350 mila entro novembre.
La crisi alimentare in Somalia
La Somalia, dove la popolazione è da tempo vittima degli effetti devastanti del cambiamento climatico e di una crisi alimentare persistente, si trova ad affrontare una situazione umanitaria estremamente critica. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, 4,6 milioni di persone stanno vivendo livelli di fame acuta e si stima che nel 2025 1,8 milioni di bambini soffriranno di malnutrizione acuta. La situazione è aggravata da conflitti interni e dall’attività del gruppo terroristico al-Shabaab, affiliato ad al-Qaeda, che destabilizza ulteriormente il paese.
La Somalia è tra i paesi più poveri al mondo, con quasi il 70% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà, guadagnando meno di due dollari al giorno. Le condizioni climatiche estreme, come siccità e inondazioni ricorrenti, hanno distrutto le colture e compromesso i mezzi di sussistenza pastorali, costringendo milioni di persone a spostarsi internamente in cerca di sicurezza e risorse essenziali.
Impatto dei cambiamenti climatici e sfollamenti
La progressiva intensificazione degli eventi meteorologici estremi ha portato a un peggioramento delle condizioni di vita. Studi recenti evidenziano che la siccità, in particolare, ha provocato negli ultimi anni migliaia di sfollati interni, con oltre 800 mila persone costrette a lasciare le loro abitazioni tra il 2016 e il 2017. La mobilità climatica, termine preferito a “migrazione climatica” da molti studiosi, indica come questi spostamenti siano una risposta diretta alle crisi ambientali che colpiscono duramente la regione.
Il WFP, che opera in Somalia per fornire assistenza alimentare urgente, si trova ora nella difficile posizione di dover ridurre drasticamente il proprio intervento, con conseguenze significative per la sicurezza alimentare di una popolazione già vulnerabile. Le prospettive per le prossime stagioni dipendono in larga misura dalla disponibilità di fondi internazionali per sostenere gli aiuti umanitari nel paese.






