Inoltre crescono le tensioni per la chiusura di sedi e uffici serbi
Stallo politico in Kosovo per l’elezione del presidente del nuovo parlamento: il tentativo fallito per la 17esima volta evidenzia la divisione tra il partito di maggioranza Vetevendosje e l’opposizione. Crescono le tensioni interetniche a causa della chiusura di uffici serbi. L’Ue e l’Onu esprimono preoccupazione per la situazione.
In Kosovo, la situazione politica è attualmente segnata da un persistente stallo sull’elezione del presidente del nuovo parlamento, un esito delle elezioni tenutesi il 9 febbraio scorso. Il tentativo di eleggere il capo dell’Assemblea ha subito un nuovo fallimento, segnando la diciassettesima volta che la proposta di scrutinio segreto avanzata dal partito di maggioranza Vetevendosje, guidato dal premier Albin Kurti, è stata respinta. Le forze di opposizione, unite con la Srpska Lista, principale formazione della minoranza serba, hanno mostrato un fronte compatto contro la proposta, evidenziando le profonde divisioni politiche e sociali nel Paese.
La bocciatura della candidata alla presidenza del nuovo parlamento in Kosovo
Nei giorni scorsi, Albulena Haxhiu, la candidata alla presidenza proposta da Vetevendosje, è stata bocciata per sei volte consecutive. Nonostante ciò, il partito al governo non ha mostrato segni di disponibilità a considerare altri nomi. Questo braccio di ferro politico in Kosovo potrebbe portare a nuove elezioni se non si risolverà in tempi brevi, poiché senza la formazione del nuovo parlamento sarà impossibile procedere con la creazione di un governo stabile. La presidente Vjosa Osmani ha tentato di mediare tra i vari partiti, ma l’incontro avvenuto giovedì scorso non ha portato a risultati concreti. Le votazioni per l’elezione del presidente del parlamento si tengono ogni 48 ore, con un nuovo tentativo fissato per lunedì prossimo.
Tensioni e operazioni delle autorità
Nel frattempo, il clima di tensione nel Paese non accenna a diminuire. Le autorità kosovare hanno avviato una serie di operazioni per chiudere e smantellare uffici e istituzioni serbe, alimentando le frustrazioni tra la popolazione locale. Le recenti azioni hanno coinvolto anche le rappresentanze dell’ente di distribuzione idrica e impianti sportivi, suscitando proteste tra i serbi del nord Kosovo. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, con la Commissione Europea e la missione delle Nazioni Unite in Kosovo (Unmik) che hanno espresso timori riguardo al fatto che tali interventi possano aggravare ulteriormente le tensioni interetniche.
Pressioni internazionali per una soluzione
Bruxelles e Pristina sono ora sotto pressione per trovare una soluzione che garantisca una coesistenza pacifica e il rispetto dei diritti della comunità serba, la quale continua a vivere in una situazione di incertezza e conflitto. Mentre il governo di Pristina considera queste strutture come parte di una rete illegale di influssi serbi, Belgrado persiste nel non riconoscere l’indipendenza del Kosovo, definendo la regione come parte integrante del suo territorio.