Nella notte appena trascorsa, un episodio ha riacceso le tensioni tra Israele e Hamas, nonostante il fragile accordo di cessate il fuoco siglato. Hamas ha consegnato alla Croce Rossa una bara contenente i resti di un ostaggio, che però si sono rivelati appartenere a un corpo già restituito in precedenza a Israele. Questa scoperta ha causato un’immediata reazione da parte del governo israeliano, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha convocato una riunione urgente per valutare le contromisure da adottare.
L’Inganno di Hamas a Israele: ora cosa succede?
La consegna di questa bara, avvenuta ieri sera, è stata oggetto di un’attenta verifica da parte delle autorità israeliane. Dopo l’identificazione effettuata presso l’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv, è emerso che i resti non appartengono a nessuno dei 13 ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza, né rappresentano corpi mai restituiti in precedenza. Il fatto ha suscitato forte indignazione e ha fatto scattare l’allarme sulla possibilità che Hamas stia violando gli accordi stabiliti per la restituzione dei corpi degli ostaggi.
Il premier Netanyahu ha convocato una riunione straordinaria con i vertici della sicurezza per discutere la risposta da dare a questa violazione. Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, Israele sta valutando una serie di misure, tra cui il possibile restringimento del numero di camion di aiuti umanitari autorizzati a entrare nella Striscia di Gaza. Attualmente, infatti, l’ingresso dei mezzi di soccorso è già ridotto a metà rispetto all’accordo iniziale, con 150 camion invece dei 300 previsti.
Nuovi raid in Cisgiordania: tre palestinesi uccisi
Parallelamente, la situazione in Cisgiordania continua a deteriorarsi. Nella notte, un’operazione delle unità antiterrorismo israeliane nel villaggio di Kafr Qud, a ovest di Jenin, si è conclusa con l’uccisione di tre militanti palestinesi. L’azione, condotta dall’unità speciale Yamam con il supporto dello Shin Bet e dell’IDF, aveva come obiettivo una cellula sospettata di pianificare un attacco imminente.
Dopo il raid, l’aeronautica israeliana ha bombardato la grotta in cui si nascondevano i sospetti, in un’ulteriore dimostrazione della crescente pressione militare esercitata da Israele contro le cellule terroristiche attive in Cisgiordania.
La complessità del quadro geopolitico
Sul fronte diplomatico, la questione della forza di stabilizzazione a Gaza resta delicata: Israele ha dichiarato di non accettare la presenza di truppe turche nell’eventuale missione internazionale, mentre le Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione per l’attacco israeliano contro una pattuglia dell’Unifil in Libano, un episodio che ha riacceso le tensioni lungo la Linea Blu nonostante il cessate il fuoco del novembre 2024.
Sul piano umanitario, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato che oltre 16.500 palestinesi necessitano di evacuazione per cure mediche urgenti fuori dalla Striscia di Gaza, con continue richieste di apertura di corridoi sanitari, soprattutto attraverso la Cisgiordania e Gerusalemme Est.






