Teheran, 11 giugno 2025 – Un manifestante che ha partecipato alle proteste del 2022 in Iran è stato giustiziato per impiccagione. Questa mattina è stata eseguita l’esecuzione per impiccagione di Abbas Kourkouri, noto anche come Mojahed Kourkouri, arrestato durante le proteste antigovernative del 2022 in Iran. Le autorità lo avevano accusato di reati gravissimi quali “Moharebeh” (lotta contro Dio), per attacchi armati, di “Corruzione sulla Terra”, per aver ucciso con “armi da guerra”, nonché di aver formato e di appartenere a gruppi ribelli.
Contesto delle proteste del 2022 in Iran
Le manifestazioni in cui Kourkouri è stato coinvolto erano parte di un vasto movimento di protesta scoppiato nel settembre 2022, in seguito alla morte di Mahsa Amini, una giovane curda di 22 anni deceduta mentre si trovava in custodia della polizia morale per aver indossato in modo “improprio” l’hijab. Queste proteste hanno rapidamente assunto carattere nazionale, con richieste che andavano oltre l’abolizione dell’obbligo del velo, includendo il rovesciamento del regime teocratico iraniano. Le manifestazioni sono state tra le più sanguinose ed estese dalla rivoluzione islamica del 1979, con un bilancio ufficiale di almeno 448 morti, tra cui molti minori, e migliaia di arresti.
In questo clima, la repressione è stata durissima: almeno dieci manifestanti sono stati giustiziati per il loro coinvolgimento nelle proteste. Tra loro anche Reza Rasai, impiccato nella provincia occidentale di Kermanshah con l’accusa di aver ucciso un membro delle Guardie della rivoluzione.
La condanna a morte di Toomaj Salehi e la reazione internazionale
Negli ultimi mesi, anche il noto rapper iraniano Toomaj Salehi, simbolo delle rivendicazioni giovanili durante le proteste, è stato condannato a morte con l’accusa di “corruzione sulla Terra”. Arrestato nel 2022, Salehi aveva già subito una prima condanna a sei anni e tre mesi di carcere, ma la Corte Suprema aveva escluso la pena capitale. Tuttavia, un tribunale rivoluzionario di Isfahan ha ribaltato questa decisione, suscitando forte indignazione a livello internazionale.
Organizzazioni per i diritti umani e personalità politiche, tra cui la deputata italiana Lia Quartapelle e la parlamentare tedesca Ye-One Rhie, hanno definito la sentenza “assurda e inumana”, denunciando la brutalità del regime e chiedendo la liberazione immediata del musicista. La vicenda di Salehi è diventata un simbolo della durissima repressione che continua a colpire attivisti e dissidenti in Iran, in un contesto di limitazioni draconiane della libertà di espressione e di manifestazione.