L’operazione militare israeliana denominata Atzeret HaDin, tradotta in italiano come Giorno del Giudizio, ha preso di mira la leadership di Hamas in Qatar, colpendo un edificio a Doha dove si trovavano figure di spicco del movimento palestinese. Questo nome simbolico incarna il concetto di giudizio finale secondo la tradizione ebraica, sottolineando la responsabilità e le conseguenze inevitabili per chi minaccia Israele.
I nomi delle operazioni militari israeliane: un intreccio di fede e strategia
La scelta dei nomi delle operazioni militari israeliane è spesso carica di significati profondi e richiami biblici. Non è raro che Israele selezioni denominazioni evocative, che vanno da riferimenti poetici a episodi storici o religiosi. Per esempio, l’operazione “Spade di Ferro” lanciata il 7 ottobre 2023, in risposta all’attacco a sorpresa di Hamas denominato Al-Aqsa Flood, richiama la forza e la determinazione biblica, evocando la potenza della giustizia armata. Analogamente, “I carri di Gedeone” fa riferimento al guerriero biblico che sconfisse un nemico numericamente superiore grazie a fede e astuzia.
Secondo uno studio dell’Università Bar-Ilan, circa il 40% delle operazioni israeliane tra il 1948 e il 2007 portava nomi di origine biblica, mentre altre denominazioni si ispirano a termini bellici, naturali o difensivi come “Margine protettivo”, “Guardiano delle mura” e “Spade di ferro”. Questa tendenza si è mantenuta nelle più recenti operazioni, riflettendo un linguaggio parallelo che intreccia religione, patriottismo e comunicazione strategica.
I nomi delle operazioni israeliane dal 7 ottobre ad oggi
Ma vediamo nel dettaglio i nomi delle altre operazioni israeliane dal 7 ottobre 2023 ad oggi e il loro significato.
“Spade di Ferro”: l’inizio della guerra a Gaza
Il 7 ottobre 2023, dopo l’attacco a sorpresa di Hamas denominato Al-Aqsa Flood, Israele ha risposto lanciando l’operazione “Spade di Ferro” (Mivtza Cherev HaBarzel). Il nome, di forte richiamo biblico, evoca la determinazione e la potenza di un popolo in armi.
“Inizio della luce”: la liberazione di Ori Megidish
Il 30 ottobre 2023 Israele ha dato il via a “Reshit ha’Or” (“Inizio della luce”), operazione che ha portato alla liberazione del soldato Ori Megidish dalla Striscia di Gaza. Un nome scelto per trasmettere speranza in un momento segnato dall’oscurità della guerra.
La “Mano d’oro” a Rafah
Il 12 febbraio 2024 è stata condotta “Golden Hand”, un raid a Rafah per liberare due civili israeliani rapiti il 7 ottobre. L’operazione ha avuto successo, ma i bombardamenti di copertura hanno provocato decine di vittime palestinesi, scatenando forti critiche internazionali.
I “Campi estivi” in Cisgiordania
Nell’agosto 2024 Israele ha avviato “Summer Camps”, la più vasta operazione in Cisgiordania dalla Seconda Intifada. L’intervento ha interessato Jenin, Nablus, Tulkarm e Ramallah, con arresti di massa e la distruzione delle infrastrutture dei gruppi armati. Un nome solo in apparenza innocuo, utilizzato in chiave ironica per sottolineare la durezza delle incursioni.
“Freccia di Bashan”: l’offensiva in Siria
Il 27 novembre 2024 Israele ha lanciato “Freccia di Bashan” (Hets Bashan), offensiva militare in Siria dopo il collasso del regime di Bashar al-Assad. L’operazione ha portato all’occupazione della zona cuscinetto nel sud-ovest del Paese e alla distruzione di oltre 350 obiettivi militari. Il richiamo biblico al regno di Bashan evidenzia la portata simbolica di un’azione pensata per neutralizzare una minaccia percepita come strategica.
I “Suoni della vigna” nello Yemen
Il 26 dicembre 2024 Israele ha colpito obiettivi Houthi nello Yemen con l’operazione “Tzelilei HaKerem” (“Suoni della vigna”). Tra i bersagli figuravano l’aeroporto internazionale di Sanaa, il porto di Hodeidah e centrali elettriche. Il nome, ispirato alla tradizione biblica, richiama la vigna come simbolo della comunità d’Israele da difendere contro le minacce esterne.
Il “Muro di ferro” in Cisgiordania
Il 21 gennaio 2025 Israele ha risposto a un’operazione palestinese con “Iron Wall”, colpendo le milizie attive nei campi di Jenin e Tulkarm. Il nome, “muro di ferro”, rimanda all’idea di una barriera invalicabile, simbolo di deterrenza e di forza militare.
“Rising Lion” contro l’Iran
Tra il 13 e il 24 giugno 2025 Israele ha messo in atto una delle operazioni più delicate degli ultimi anni: “Am KeLav”, il “Leone che si solleva”. L’offensiva ha preso di mira oltre cento obiettivi in Iran, inclusi siti nucleari e basi militari. Il nome, tratto dal Libro dei Numeri – “Il popolo si leva come un giovane leone” – è stato scelto per trasmettere l’immagine di potenza e determinazione.
L’operazione Giorno del Giudizio si inserisce così in una lunga tradizione di azioni militari israeliane denominate con termini carichi di significato storico e religioso, volte non solo a conseguire obiettivi strategici, ma anche a inviare un forte messaggio politico e morale agli avversari e alla comunità internazionale.






