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Home Cronaca

Maxi frode sull’Iva: scoperti 43 milioni evasi su auto di lusso tedesche

Blitz della Guardia di finanza tra Toscana, Emilia-Romagna e Puglia: sequestri per milioni, otto società coinvolte e decine di auto di lusso bloccate

by Alessandro Bolzani
6 Ottobre 2025
Un'auto della Guardia di Finanza

Un'auto della Guardia di Finanza | Fonte foto: www.gdf.gov.it - sito ufficiale della Guardia di Finanza e del Mef (ministero dell'Economia e delle Finanze) - alanews.it

Firenze, 6 ottobre 2025 – Una vasta operazione della Guardia di finanza di Prato, coordinata dalla Procura europea di Bologna, ha portato alla luce una frode fiscale di circa 43 milioni di euro nel settore dell’importazione di auto di lusso di origine tedesca. L’indagine ha smascherato un sistema illecito che ha permesso l’immatricolazione in Italia dei veicoli senza il pagamento dell’IVA.

Le indagini e i sequestri

L’operazione, eseguita in esecuzione di provvedimenti emessi dai tribunali di Ferrara e Trani, ha coinvolto otto società, sette terreni, tre immobili residenziali e un concessionario di auto di lusso. Sono state sequestrate 41 vetture di marchi prestigiosi come Ferrari, Lamborghini e Porsche, il cui valore complessivo ammonta a circa 3,5 milioni di euro. Inoltre, sono stati bloccati oltre 50 conti bancari con disponibilità liquide superiori a 1,2 milioni di euro.

Le perquisizioni hanno interessato abitazioni, imprese e altri immobili riconducibili agli indagati, con il supporto delle Fiamme Gialle di Ferrara, Bologna, Andria, Trani, Molfetta e Crotone.

Il meccanismo della frode

L’inchiesta ha avuto origine da un esposto presentato da un acquirente che lamentava difficoltà nell’immatricolazione di un’auto usata acquistata da un venditore tedesco tramite un concessionario multimarca. Le successive indagini hanno rivelato l’esistenza di un sistema altamente organizzato di raccolta ordini attraverso concessionarie compiacenti, individuazione di veicoli presso grandi rivenditori tedeschi e pratiche di importazione fraudolente.

Il meccanismo illecito prevedeva la creazione di società di comodo estere intestate a prestanome e l’emissione di false fatture, consentendo così di immatricolare le auto in Italia senza versare l’IVA dovuta. Per rendere più difficile l’individuazione delle responsabilità, gli indagati adottavano schemi di cessazione e riapertura periodica delle partite IVA, mantenendo però inalterata la sede e l’insegna commerciale dei concessionari coinvolti.

Questa operazione rappresenta un significativo intervento nella lotta contro le frodi fiscali e il traffico illecito nel settore dell’automotive di lusso, confermando il ruolo centrale della Guardia di finanza e della Procura europea nel contrasto ai reati transnazionali.

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