Dopo l’impresa storica, il tecnico piacentino è pronto a ripartire da un’altra sfida: perché ha detto no alla Serie A con i nerazzurri
Un addio che brucia, ma che ha un senso
Pippo Inzaghi ha riportato il Pisa in Serie A dopo 34 anni, ma non sarà lui a guidarlo nella massima serie. Un cortocircuito che ha spiazzato tifosi e addetti ai lavori, ma che nasce da motivazioni molto più profonde di una semplice trattativa interrotta. Super Pippo ha capito che la Serie A – con questo Pisa – rischiava di riproporre un film già visto. E così, prima di ritrovarsi in trappola, ha scelto di guardare avanti. Destinazione: Palermo.
Perché lascia Pisa: il precedente che fa paura
Chi conosce il percorso di Inzaghi in panchina sa bene quanto siano stati complicati i suoi ultimi passi nella massima serie. A Bologna l’esonero arrivò presto, a Benevento dopo un grande girone d’andata arrivò una retrocessione inattesa, e con la Salernitana il finale fu simile. Ora non vuole correre lo stesso rischio con il Pisa: la promozione è stata un capolavoro, ma affrontare la Serie A con una rosa da costruire e una linea societaria molto precisa, più orientata alla valorizzazione dei giovani che all’usato sicuro, avrebbe significato partire con più incognite che certezze.
Nonostante il patron Knaster e il presidente Corrado avessero offerto continuità e rinnovato la fiducia, Inzaghi ha fiutato i limiti del progetto tecnico. Il Pisa vuole fare la A con un’identità precisa, puntando su giocatori giovani e futuribili, non necessariamente su nomi d’esperienza o profili di garanzia immediata. Pippo, invece, sa che la Serie A va affrontata con mestiere, concretezza e un pizzico di cinismo. Ingredienti che a Pisa, oggi, potrebbero mancare.
Palermo chiama: ambizione, progetto, rilancio
E mentre Pisa provava a trattenere il suo condottiero, Palermo ha lavorato sotto traccia, preparando il terreno da settimane. L’offerta è concreta: un triennale e un progetto chiaro, con l’obiettivo di riportare i rosanero in Serie A. E stavolta, senza dover temere esoneri prematuri o squadre non all’altezza.
Inzaghi è sotto contratto col Pisa fino al 2027 (rinnovo automatico scattato con la promozione), ma la società è pronta a lasciarlo libero di trattare. Il divorzio sarà amichevole, i rapporti restano buoni. Insieme a lui potrebbe partire anche il vice Maurizio D’Angelo, mentre parte dello staff tecnico resterà a Pisa, incluso Miguel Veloso.
Dopo Pippo, chi? Il toto-allenatore è aperto
L’addio di Inzaghi apre ufficialmente il casting per il nuovo allenatore nerazzurro. Si guarda all’estero, ma occhio ai nomi “ad effetto”. Nicolò Schira ha rilanciato il profilo di Mark Van Bommel, ex compagno di Inzaghi al Milan, reduce da una buona esperienza all’Anversa.
In alternativa, piace l’idea di un altro campione del mondo, in continuità col progetto carismatico lanciato proprio con Super Pippo. I nomi? Alberto Gilardino, che ha riportato in A il Genoa, e che è libero dopo l’esonero di qualche settimana fa. Ma non sono da escludere nemmeno Andrea Pirlo o Daniele De Rossi, entrambi già accostati al Pisa in passato.
Più difficile arrivare a “specialisti della salvezza” come Davide Nicola o Paolo Zanetti, mentre si attendono sviluppi concreti prima di affondare il colpo.
Un finale dolceamaro, ma con rispetto
Il Pisa e Inzaghi si diranno addio dopo un’annata indimenticabile. Un trionfo storico che resterà per sempre nella storia del club, ma anche una separazione che, pur sofferta, sembra essere maturata nel rispetto reciproco. La Serie A dei nerazzurri partirà con un nuovo allenatore, ma porterà ancora per un po’ l’impronta di Super Pippo. E Palermo è pronta a scommettere che la magia possa ripetersi.