Azione legale contro il Manchester City: “Così il calcio si allontana dai suoi tifosi storici” I tifosi del City, noti anche come city tifosi, si stanno mobilitando.
A Manchester la pazienza è finita. E stavolta non c’entrano i risultati sportivi, perché il Manchester City – almeno sul campo – continua a ottenere risultati più o meno positivi. Stavolta il dissenso arriva dagli spalti, dove una parte della tifoseria organizzata, i ferventi city tifosi, ha deciso di intraprendere un’azione legale contro il proprio stesso club, accusato di “tradire” la sua anima popolare con politiche sempre più escludenti. Il motivo? Un cambiamento nella gestione degli abbonamenti che ha fatto infuriare centinaia di tifosi storici.
Cos’è successo: abbonamenti cancellati e prezzi aumentati
Il caso riguarda la “South Stand”, il settore tradizionalmente occupato dai supporter più fedeli e rumorosi del City. Il club ha annunciato una modifica della politica degli abbonamenti per la stagione 2025-2026: alcuni posti saranno riallocati e altri destinati a pacchetti corporate o a biglietteria premium. Risultato? Molti tifosi si sono visti cancellare l’abbonamento o costretti a pagare cifre più alte per rimanere nello stesso settore. La questione ha quindi messo alla prova la fedeltà dei veri tifosi city nella storia di Manchester.
La decisione ha scatenato la rabbia di circa 300 tifosi, che si sono uniti in un’azione legale collettiva contro la società. L’accusa è pesante: violazione dei termini contrattuali, mancanza di trasparenza e un comportamento “scorretto e ingannevole”.
City, tifosi: un problema di identità: “Così uccidono la nostra curva”
Il gruppo “South Stand Seasoncard Holders Group” è il promotore della battaglia legale. Parla a nome di un’anima del tifo che da anni sostiene il City anche nei momenti difficili, prima e dopo l’era Guardiola. Per loro, non si tratta solo di un problema economico, ma di identità. “Stanno trasformando il nostro settore in una zona per turisti e ospiti aziendali. È una scelta che cancella la nostra passione e la nostra storia”, si legge nel comunicato, che rappresenta l’urlo dei city tifosi.
Il club, dal canto suo, si difende parlando di una “modernizzazione necessaria per migliorare l’esperienza allo stadio”, e promette che i tifosi saranno “assistiti nella riallocazione dei posti”. Ma la frattura sembra profonda.
Un trend sempre più diffuso
Quello che succede a Manchester non è un caso isolato. Da tempo in Premier League – e non solo – si assiste a un progressivo distacco tra club e tifosi storici, spinti ai margini da politiche orientate al profitto. I prezzi aumentano, gli stadi si riempiono di spettatori occasionali o clienti internazionali, e i tifosi locali faticano a trovare spazio. I tifosi del City sono solo un esempio.
La sfida legale lanciata dai sostenitori del City apre un nuovo fronte nel dibattito sul futuro del calcio moderno. E arriva proprio da un club simbolo della nuova era del pallone business.
E in Italia?
Sebbene il modello italiano sia ancora molto distante da quello inglese, il tema potrebbe presto affacciarsi anche da noi. Con l’arrivo di fondi e investitori stranieri in Serie A e con il crescente interesse per i ricavi da matchday, anche gli stadi italiani potrebbero diventare sempre meno popolari e sempre più aziendali. Il caso city tifosi in Inghilterra rappresenta un campanello d’allarme che riguarda tutti.
In sintesi: il Manchester City rischia una frattura interna non per colpa di una sconfitta, ma per una vittoria… del marketing.