Il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) ha rilasciato un rapporto che denuncia l’uso sistematico della tortura nei confronti dei palestinesi detenuti a Gaza da ottobre 2023
Un recente rapporto del Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alle violazioni dei diritti umani a Gaza, accusando le Forze di Difesa Israeliane (IDF) di un presunto uso sistematico della tortura nei confronti di palestinesi detenuti. Pubblicato il 12 maggio, il documento intitolato “Tortura e genocidio: il futuro infranto degli ex detenuti palestinesi a Gaza” si basa su testimonianze di 100 ex detenuti, inclusi dieci donne, e su visite legali a 53 prigionieri ancora in custodia.
Violazioni dei diritti umani
Il rapporto documenta una serie di arresti arbitrari di massa che coinvolgono civili, tra cui bambini e anziani, prelevati da case, ospedali, rifugi e strade. Questi arresti avvengono senza alcuna accusa formale e senza la possibilità di accedere a un legale. Le testimonianze raccolte dal PCHR descrivono le condizioni disumane a cui sono sottoposti i detenuti, che comprendono torture fisiche e psicologiche, percosse, elettrocuzioni, sospensioni forzate, violenza sessuale e l’uso di manette e posizioni di stress prolungate.
Una strategia sistematica
Il rapporto denuncia che tali pratiche non sono isolate, ma rappresentano una strategia sistematica che contribuisce a un contesto di genocidio in corso contro il popolo palestinese. Le implicazioni di queste affermazioni sono estremamente gravi e richiedono una risposta immediata della comunità internazionale.
Richieste alla comunità internazionale
In questo contesto, il PCHR ha esortato gli stati membri a rispettare il diritto internazionale, a condurre indagini sui crimini di genocidio e tortura, e ha chiesto un accesso senza restrizioni ai luoghi di detenzione. È stata sollecitata anche un’azione urgente da parte della Corte Penale Internazionale per affrontare queste violazioni. La situazione a Gaza continua a destare preoccupazioni non solo per la salute e il benessere dei detenuti, ma anche per il futuro di un intero popolo che vive in condizioni di oppressione e violenza sistematica.