Gli astronomi hanno individuato le prime stelle nate dopo il Big Bang, le luci originarie che hanno rischiarato l’oscurità cosmica primordiale. La scoperta è stata possibile grazie alle osservazioni del telescopio spaziale James Webb (JWST), frutto della collaborazione tra NASA, Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Agenzia Spaziale Canadese (CSA), che ha permesso di scrutare una galassia estremamente distante, denominata Lap1-b, situata a oltre 13 miliardi di anni luce dalla Terra. La ricerca, coordinata dall’Università americana di Toledo, è stata pubblicata su The Astrophysical Journal Letters.
Le caratteristiche delle prime stelle nate dopo il Big Bang
Il gruppo guidato da Eli Visbal ha identificato stelle che soddisfano i requisiti fondamentali per appartenere alle primissime popolazioni stellari. Queste stelle si sono formate in un alone di materia oscura con una massa pari a circa 50 milioni di volte quella del Sole, risultano estremamente massicce – da 10 fino a 1.000 volte la massa della nostra stella – e si trovano raggruppate in piccoli ammassi.

La composizione del gas circostante, costituito quasi esclusivamente da idrogeno ed elio con tracce minime di litio, conferma l’origine antichissima di questi astri, coerente con la giovane età dell’universo, quando poche stelle massicce avevano già iniziato ad esplodere e arricchire lo spazio interstellare.
Tecnologia e metodi innovativi per l’esplorazione cosmica
Questa scoperta è stata resa possibile dall’abbinamento della potenza del JWST con la tecnica della lente gravitazionale, che sfrutta la curvatura della luce dovuta alla gravità per amplificare l’immagine di oggetti estremamente distanti. Il telescopio James Webb, lanciato il 25 dicembre 2021 e posizionato nel punto di Lagrange L2 a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, è dotato di avanzati strumenti per l’osservazione nell’infrarosso e di uno scudo termico multistrato che mantiene la temperatura operativa molto bassa, essenziale per evitare interferenze termiche durante l’analisi dei segnali più deboli.
Gli astronomi continueranno ora a verificare i dati raccolti, ma già questi risultati aprono nuove strade per la ricerca di altri oggetti antichissimi, gettando luce sui primi momenti di formazione dell’universo e sulle tappe che hanno portato alla nascita delle prime stelle e galassie.






