Roma, 2 ottobre 2025 – Una scoperta eccezionale nel campo dell’astrofisica è stata annunciata dall’Osservatorio Astronomico di Palermo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF): un pianeta vagabondo, privo di orbita attorno a una stella, cresce a una velocità senza precedenti di 6 miliardi di tonnellate al secondo. Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters e coordinato da Víctor Almendros-Abad, si basa su osservazioni effettuate con il Very Large Telescope (VLT) dell’Osservatorio Europeo Australe in Cile.
Un pianeta vagabondo in rapida crescita
Il pianeta, denominato Cha 1107-7626, si trova a circa 620 anni luce dalla Terra nella regione di formazione stellare di Chamaeleon I. Con una massa stimata tra cinque e dieci volte quella di Giove, questo corpo celeste rappresenta un raro esempio di pianeta solitario, ovvero un pianeta che non orbita attorno a una stella. Questi oggetti sono notoriamente difficili da osservare poiché non emettono luce propria, rendendo la loro individuazione e studio estremamente complessi.
Le osservazioni ripetute con il VLT hanno rivelato che Cha 1107-7626 sta crescendo a un ritmo impressionante, alimentato da un processo di accrescimento dominato dal suo campo magnetico, che comporta emissioni energetiche e può modificare la composizione chimica del pianeta stesso. Questa scoperta fornisce dettagli finora sconosciuti riguardo ai meccanismi con cui si formano e evolvono questi corpi enigmatici.
Belinda Damian dell’Università di St Andrews, coautrice dello studio, sottolinea come questa ricerca sfidi la tradizionale distinzione tra pianeti e stelle, offrendo una nuova prospettiva sulla formazione dei pianeti vagabondi.

Nuove frontiere con il James Webb Space Telescope
Ulteriori approfondimenti sono stati ottenuti grazie alle recenti osservazioni condotte con il James Webb Space Telescope (JWST), che ha permesso di analizzare con grande dettaglio lo spettro di Cha 1107-7626 nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso medio. Lo studio, guidato dall’astrofisica Laura Flagg della Johns Hopkins University e pubblicato su The Astrophysical Journal, ha mostrato che questo oggetto, il più piccolo con un disco protoplanetario ricco di gas e polveri, presenta un tasso di accrescimento stimato tra 10^-10 e 10^-11 masse solari all’anno.
La spettroscopia ha inoltre rivelato la presenza di molecole organiche come etilene e metano nel disco circostante, segnali che fino a oggi erano stati osservati solo nei dischi di stelle giovani più massicce. Questi risultati indicano che la chimica e l’evoluzione dei dischi attorno alle nane brune e agli oggetti planetari isolati potrebbero essere simili a quelle dei dischi stellari, ampliando la comprensione dei processi di formazione planetaria.
Il lavoro congiunto tra osservazioni da terra e dallo spazio, unito alle avanzate tecnologie di laboratorio e ai tirocini formativi offerti dall’INAF, continuano a spingere in avanti i confini della conoscenza astronomica, aprendo nuove strade allo studio dei pianeti vagabondi e delle nane brune.






