Titano, la più grande luna di Saturno, potrebbe ospitare microbi ma in quantità molto limitate. Uno studio rivela che, nonostante l’abbondanza di molecole organiche, trovare vita sarebbe quasi impossibile. Solo piccole frazioni del materiale organico sarebbero utili. Dragonfly, missione NASA, avrà difficoltà a individuare organismi vitali.
Titano, la luna più grande di Saturno, continua a suscitare grande interesse tra gli scienziati per le sue caratteristiche uniche e la possibilità di ospitare forme di vita. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che la vita su Titano potrebbe essere estremamente rara, limitata a poche decine di chilogrammi di microbi. Questa rivelazione proviene da una simulazione al computer condotta da ricercatori delle Università dell’Arizona e di Toronto, pubblicata sulla rivista The Planetary Science Journal.
La ricchezza di molecole organiche
Le aspettative di trovare vita su Titano sono state alimentate dall’abbondanza di molecole organiche presenti sulla sua superficie e nella sua atmosfera, sostanze fondamentali per la vita come la conosciamo sulla Terra. Tuttavia, il team di ricerca ha messo in discussione l’idea che questa ricchezza di composti possa supportare una biodiversità significativa. Antonin Affholder dell’Università dell’Arizona, uno dei principali autori dello studio che ha guidato lo studio insieme a Peter Higgins dell’Ateneo canadese, attualmente ad Harvard, ha sottolineato che non tutte le molecole organiche sono adatte come fonte di nutrimento per gli organismi viventi. Inoltre, l’immenso oceano sotterraneo di ammoniaca e acqua che si trova sotto la superficie di Titano presenta una limitata interazione con l’atmosfera, rendendo difficile l’accesso a nutrienti vitali.
Processi di fermentazione e densità di vita
La simulazione ha rivelato che, se gli organismi dovessero basarsi su processi di fermentazione, simili a quelli che avvengono sulla Terra, solo una piccola frazione del materiale organico presente sarebbe utilizzabile. Questo significa che la densità di vita su Titano sarebbe estremamente bassa, con meno di una cellula per litro nell’oceano sotterraneo. Le future missioni spaziali, come Dragonfly della NASA, che non dovrebbe partire prima del 2028, potrebbero quindi trovarsi di fronte a una sfida significativa nel tentativo di identificare qualsiasi forma di vita.
Un laboratorio naturale per comprendere la vita
Titano non è solo un corpo celeste di grande interesse scientifico, ma anche un laboratorio naturale per comprendere le potenzialità della vita in ambienti estremi. La sua superficie è caratterizzata da fiumi, laghi e mari di metano liquido, insieme a formazioni geologiche uniche, come massi ghiacciati e dune di una particolare sabbia simile alla fuliggine. Questi elementi rendono Titano un oggetto di studio affascinante, ma le scoperte recenti invitano a mantenere un approccio realistico sulle possibilità di trovare vita in questo ambiente così ostile e singolare.