Roma, 21 ottobre 2025 – Un sintomo precoce dell’Alzheimer potrebbe manifestarsi in un momento quotidiano e apparentemente innocuo: durante la doccia. Secondo il professor Davangere Devanand, docente di psichiatria e neurologia alla Columbia University di New York, la difficoltà nel riconoscere l’odore del sapone può rappresentare un primo segnale del declino cognitivo. Nelle fasi iniziali della malattia, i disturbi di memoria, confusione o calo di concentrazione sono spesso scambiati per effetti dello stress o della stanchezza, ma il deficit olfattivo può offrire un indizio più specifico e precoce.
Il motivo risiede nel funzionamento del cervello: “Possiamo percepire un odore, ma identificarlo richiede memoria e altre funzioni cognitive – spiega Devanand –. Queste capacità sono regolate da aree cerebrali che vengono colpite già nelle prime fasi dell’Alzheimer”. Proprio per questo, chi presenta un deterioramento cognitivo lieve o è nelle prime fasi della malattia mostra spesso scarsi risultati nei test olfattivi, simili a quelli che valutano la memoria o l’attenzione.
Il sapone come indicatore del declino cognitivo
Il sapone non è l’unico odore per cui si può avere difficoltà di riconoscimento, ma rappresenta un segnale d’allarme facilmente individuabile nella vita di tutti i giorni. La perdita della capacità di riconoscere odori familiari – anche se li si percepisce – può essere un indice di alterazioni neurologiche precoci. Secondo Devanand, un semplice test dell’olfatto può quindi aiutare a prevedere il rischio di Alzheimer con la stessa attendibilità di esami più complessi e costosi, come la risonanza magnetica o l’analisi del liquido cerebrospinale.
In uno studio condotto dal professore, la difficoltà nell’identificazione di determinati odori, combinata con un test cognitivo di base, si è dimostrata un metodo efficace per individuare soggetti a rischio di declino cognitivo o demenza.

Gli odori utilizzati nello studio sull’Alzheimer
Il team di ricerca ha analizzato la capacità di riconoscere 12 odori: sei legati ad alimenti – ciliegia, chiodi di garofano, fragola, mentolo, ananas e limone – e sei non alimentari, tra cui sapone, cuoio, lillà, fumo, gas e rosa. Questi odori sono stati sottoposti a 647 partecipanti del Mayo Clinic Study of Aging, un progetto di lungo periodo che ha coinvolto oltre mille persone senza diagnosi di demenza, seguite per circa otto anni.
Il test impiegato, chiamato Brief Smell Identification Test (BSIT), prevedeva 12 domande a scelta multipla. Ogni partecipante doveva grattare, annusare e scegliere tra quattro possibili risposte per ogni odore. Il punteggio finale, su 12, indicava la capacità di identificazione olfattiva: valori inferiori a 8 segnalavano un olfatto compromesso, mentre punteggi uguali o inferiori a 3 indicavano anosmia, cioè l’incapacità totale di riconoscere gli odori.
L’efficacia del test nella diagnosi precoce dell’Alzheimer
I risultati, pubblicati sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, hanno evidenziato che l’unione di test olfattivi e cognitivi permette di predire il declino cognitivo con un’affidabilità simile a quella dell’imaging cerebrale. Durante il periodo di follow-up, 102 partecipanti hanno sviluppato un deterioramento cognitivo e 34 una forma di demenza.
“Combinare un breve test dell’olfatto con un semplice esame della memoria – spiega Devanand – è efficace quanto i metodi diagnostici più avanzati, ma molto più economico e accessibile”. Il professor Jeffrey Motter, coautore dello studio, aggiunge che si tratta di un approccio “non invasivo, rapido e applicabile anche nell’assistenza primaria”, con il potenziale di favorire diagnosi più precoci e promuovere la partecipazione alla ricerca sulla prevenzione dell’Alzheimer.
Un passo verso la prevenzione accessibile
Lo studio apre la strada a una nuova strategia di screening semplice ma significativa: l’identificazione precoce attraverso l’olfatto. Un gesto quotidiano, come riconoscere l’odore del sapone sotto la doccia, potrebbe quindi diventare un prezioso alleato nella diagnosi tempestiva dell’Alzheimer, consentendo interventi anticipati e maggiori possibilità di rallentare la progressione della malattia.
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