Roma, 27 novembre 2025 – Il dibattito sulla riforma del premierato ritorna con forza nell’agenda politica italiana, con il governo che intende portare in aula alla Camera, all’inizio del 2026, una proposta di legge con una riforma istituzionale volta a rafforzare la figura del capo del governo. Le ultime elezioni regionali hanno evidenziato, in particolare al Senato, il rischio di un’impasse politica dopo le prossime elezioni politiche, con il centrodestra che non può dare per scontata una vittoria netta. Per questo, la destra spinge per modificare la legge elettorale al fine di garantire maggiore stabilità.
La spinta politica per la riforma del premierato e la legge elettorale
Il tema della modifica della legge elettorale, in particolare l’abbandono del Rosatellum, è ora al centro delle richieste di Fratelli d’Italia, che vorrebbe introdurre un sistema maggioritario con premio di maggioranza per assicurare un esito netto già al termine dello spoglio elettorale. Ignazio La Russa, presidente del Senato e figura di spicco di Fratelli d’Italia, ha sottolineato come una legge elettorale debba mirare a evitare stalli e situazioni di pareggio che danneggiano i cittadini, i quali rischierebbero di non vedere un governo legittimamente scelto ma imposto da soluzioni tecniche, come un esecutivo tecnico. La Russa ha inoltre dichiarato che i tempi per l’approvazione della riforma del premierato sono maturi, anche se non si prevede un iter immediato a gennaio.
Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI alla Camera, ha confermato che la riforma non verrà discussa subito nel nuovo anno, mentre Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all’attuazione del programma, ha spiegato che si punta a una legge elettorale già compatibile con il nuovo assetto previsto dal premierato, con un referendum che dovrebbe tenersi nella prossima legislatura. Anche Forza Italia si è espressa a favore di una legge elettorale con premio di maggioranza, come spiegato dal vicesegretario Stefano Benigni. La Lega, invece, mostra maggiore cautela, confermando la propria soddisfazione per il sistema attuale che garantisce il radicamento al Nord.
Critiche e opposizioni alla riforma
La proposta governativa incontra resistenze significative all’interno delle opposizioni. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha definito il nuovo sistema elettorale e il premierato come un meccanismo che potrebbe trasformare una minoranza in maggioranza, introducendo un “finto proporzionale” e rischiando di aprire la strada a un eccesso di poteri per il capo del governo, con la possibile instaurazione di una forma di “pieni poteri”. Anche il Partito Democratico, tramite il capogruppo al Senato Francesco Boccia, ha criticato la volontà di cambiare le regole elettorali in funzione delle proprie esigenze elettorali, evidenziando che una legge elettorale che non consente la scelta diretta degli eletti non è mai stata gradita.
Da un punto di vista tecnico, la riforma del premierato proposta dal governo Meloni modifica in modo sostanziale gli articoli 92 e 94 della Costituzione, puntando a un modello ibrido che mantiene formalmente la fiducia parlamentare, ma allo stesso tempo introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio, senza rafforzare i tradizionali meccanismi di separazione dei poteri e di bilanciamento tipici di un sistema presidenziale. Tale approccio, come evidenziato da esperti di diritto pubblico, potrebbe indebolire il Parlamento e ridurre il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica, limitandone le capacità di gestione delle crisi di governo e rendendo più difficoltoso il ricorso a governi tecnici.
Il premierato nel contesto internazionale
Il concetto di premierato trae ispirazione dal modello Westminster del Regno Unito, dove il capo del governo è leader del partito di maggioranza e gode di una certa legittimazione popolare, pur non essendo eletto direttamente. Tuttavia, il sistema britannico prevede meccanismi di fiducia e revoca interni al partito che garantiscono un equilibrio tra stabilità e controllo. In Germania, il cancellierato rappresenta una forma di premierato con poteri forti, mentre in Israele, dopo una sperimentazione dell’elezione diretta del primo ministro negli anni ‘90, si è tornati a un sistema parlamentare puro a causa delle criticità emerse.
In Italia, l’idea di introdurre il premierato ha radici storiche che risalgono agli anni ’90, con varie proposte di riforma costituzionale, tra cui la “bozza Salvi” e il progetto Berlusconi, fino ad arrivare alla recente iniziativa del governo Meloni, che mira a un modello con elezione diretta del Presidente del Consiglio e poteri rafforzati, accompagnata da una nuova legge elettorale maggioritaria. L’iter parlamentare, iniziato nel 2023 con l’approvazione in prima lettura al Senato, proseguirà nel prossimo anno con un attento esame delle implicazioni istituzionali e politiche di questa trasformazione profonda del sistema di governo italiano.






