Roma, 10 novembre 2025 – La recente inchiesta condotta da Report sul Garante per la Privacy ha sollevato un acceso confronto politico tra maggioranza e opposizione, innescando un dibattito infuocato sulla gestione dell’Autorità e sulle sue presunte criticità. Al centro della polemica vi sono accuse di conflitti di interesse, opacità gestionale e presunte contiguità politiche che, secondo alcuni, compromettono l’indipendenza dell’ente.
Lo scontro politico sull’azzeramento del Garante
L’indagine giornalistica ha scatenato una netta richiesta di azzeramento totale del collegio del Garante per la Privacy da parte di Pd, Movimento 5 Stelle e Azione. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha dichiarato senza mezzi termini: “Penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”, definendo il quadro emerso come “grave e desolante sulle modalità di gestione” e sottolineando la necessità di un “segnale forte di discontinuità”.

Di tutt’altro avviso la premier Giorgia Meloni, che ha risposto sottolineando come “non abbiamo competenza sulla possibilità di azzerare l’autorità. È una decisione che casomai spetta al collegio”. La presidente del Consiglio ha inoltre puntualizzato che “questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, con una quota Pd e 5 Stelle, e ha un presidente in quota Pd. Dire che sia pressato da un governo di centrodestra mi pare ridicolo”. Meloni ha quindi rivolto un appunto agli oppositori: “Se Pd e 5 Stelle non si fidano di chi hanno messo all’Autorità, non se la possono prendere con me, forse potevano scegliere meglio”.
Nella serata, Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, ha ribadito che all’epoca delle nomine il partito rappresentava appena il 4% dei parlamentari e che le scelte erano interamente nelle mani di Pd e M5S. Donzelli ha aggiunto: “O i dirigenti di Pd e M5S sono stati talmente sprovveduti da nominare un’Autorità che oggi definiscono vicina a FdI, oppure sono così confusi da lasciarsi dettare la linea da Report e dal suo conduttore, Ranucci”. Ha infine sottolineato la coerenza di Fratelli d’Italia nell’essere “favorevoli allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra”.
Le reazioni dalla Camera e il dibattito sull’indipendenza del Garante
Il confronto si è acceso anche in Aula alla Camera, dove il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha definito le dichiarazioni di Meloni come “figlie di ipocrisia”. Conte ha richiamato all’attenzione uno scambio di messaggini avvenuto ai tempi del Green Pass, tra esponenti di Fratelli d’Italia e il componente del collegio del Garante, Giovanni Ghiglia, attualmente l’unico rappresentante organico di FdI nell’Autorità.
Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha confermato che nel collegio siedono anche esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, precisando tuttavia che “la frase della premier è corretta dal punto di vista istituzionale, spetta a loro dimettersi”. Ranucci ha inoltre sottolineato di aver documentato “fatti non smentibili”, evidenziando come l’Autorità sia diventata “una sorta di tribunale politico dove i garanti decidono in base a sensibilità politiche, conflitti di interesse e giochi clientelari”. Ha concluso che, dopo le rivelazioni emerse, è difficile che il collegio possa prendere decisioni diverse da quelle adottate finora, ma ha anche definito le dimissioni come “una grande sconfitta” e la conferma di un’anomalia che “limita seriamente la libertà di stampa”.
Dagli uffici del Garante a Roma si respira un clima teso. Il componente Guido Scorza ha aperto all’ipotesi di un passo indietro, ma ha chiarito che per ora la scelta è quella di restare, esprimendo fiducia nel completamento del mandato. Più netto il collega Ghiglia, che ha ribadito di non vedere “nessun motivo per dimettersi”, evidenziando la contraddizione di chi vorrebbe un Garante indipendente ma ne contesta l’operato: “La politica deve mettersi d’accordo con se stessa: o questo è un Garante indipendente, o non lo è. Noi siamo indipendenti e non teniamo conto delle suggestioni della politica”.
Mozioni in Parlamento e il dibattito sulla libertà di stampa
Il dibattito sull’indipendenza del Garante si è trasferito a Montecitorio, dove le opposizioni hanno presentato una mozione unitaria sulla libertà di stampa, con l’obiettivo di impegnare il governo ad adottare provvedimenti simili alla direttiva europea contro le querele temerarie. Giuseppe Conte ha annunciato che il Movimento 5 Stelle riporterà in Parlamento una proposta di legge sul conflitto di interesse, finalizzata a “estirpare la malapianta di una politica opaca e clientelare”. Conte ha accusato il governo e la maggioranza di mostrare “un’insofferenza cronica verso l’autonomia di giornalisti e giudici”.
La proposta ha trovato il sostegno di Elly Schlein, che ha dichiarato: “Concordo pienamente e siamo pronti a supportare la proposta. È necessario regolare i conflitti di interesse, soprattutto alla luce dei gravi fatti emersi sul Garante della Privacy”.
Sul fronte opposto, il presidente di Fratelli d’Italia della commissione Cultura, Federico Mollicone, ha annunciato una mozione di maggioranza “a tutela del buon giornalismo, della qualità dell’informazione, della vera imparzialità e del vero pluralismo”, attaccando il “giornalismo militante e a tesi di Report” e accusandolo di violare “le comunicazioni di un parlamentare tutelate dalla Costituzione”. La replica del Pd, per voce di Ouidad Bakkali, ha definito tale atteggiamento come “un linguaggio violento che dice molto sull’idea che il governo ha del ruolo della stampa libera”.
L’inchiesta di Report e le tensioni che ne sono seguite evidenziano un acceso confronto politico e istituzionale sul ruolo e sull’autonomia del Garante per la Privacy, con forti implicazioni per la libertà di stampa e la trasparenza nella gestione degli enti pubblici. La vicenda resta al centro dell’attenzione mediatica e politica, con sviluppi attesi nei prossimi giorni.






