Bologna, 1 dicembre 2025 – Fratelli d’Italia ha depositato in Emilia-Romagna un progetto di legge volto a vietare l’occultamento del volto nei luoghi pubblici, con un richiamo particolare alla tradizione islamica, inclusi il burqa e il niqab. L’iniziativa legislativa, presentata dal capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, dalla capogruppo regionale Marta Evangelisti e dal consigliere Ferdinando Pulitanò, si inserisce nel solco di un analogo disegno di legge nazionale promosso dal partito guidato da Giorgia Meloni. Al momento della presentazione era presente anche il senatore Marco Lisei.

Obiettivi della proposta e riferimenti normativi
La proposta di legge riguardante il divieto di volto coperto nei luoghi pubblici mira a garantire l’identificabilità delle persone che accedono a uffici, servizi e luoghi pubblici di competenza regionale, intervenendo sulle leggi regionali 24/2003 e 6/2014 in materia di sicurezza e parità di genere. “È una norma di buon senso che rafforza la sicurezza e tutela la dignità della donna”, spiegano i rappresentanti di FdI. La norma attribuisce alla polizia locale il compito di vigilare sul rispetto del divieto, che punisce con sanzioni amministrative fino a 3.000 euro chi indossa indumenti che coprono il volto in spazi pubblici, scuole, università e uffici.
Marta Evangelisti ha sottolineato: “Coprire il volto di una donna significa negarne identità e libertà”, evidenziando la necessità di un quadro normativo chiaro che tuteli sicurezza, riconoscibilità e libertà personale. La proposta è aperta a integrazioni ed emendamenti, anche da parte della maggioranza regionale, che tuttavia ha espresso perplessità sul tema.
Divieto di volto coperto nei luoghi pubblici: il contesto nazionale e le reazioni
La legge si inserisce nel più ampio disegno nazionale di Fratelli d’Italia contro il fondamentalismo religioso, che prevede una stretta sul velo integrale in luoghi pubblici, uffici, scuole e università, oltre alla regolamentazione dei finanziamenti alle moschee e pene più severe per reati come l’induzione al matrimonio mediante inganno o l’esame di verginità forzato. La proposta nazionale include sanzioni amministrative da 300 a 3.000 euro per il velo integrale, con esclusioni per i luoghi di culto e altre eccezioni specifiche.
Il precedente della Lega ha visto una proposta simile, presentata da Igor Iezzi, che mirava a vietare l’uso del burqa e del niqab per motivi di ordine pubblico e rispetto della dignità femminile, prevedendo anche sanzioni penali per chi costringe altre persone a indossare tali indumenti.
L’imam Massimo Abdallah Cozzolino, guida dell’associazione islamica Zayd Ibn Thabit, ha commentato la proposta riconoscendo che il divieto del velo integrale può rientrare in una logica di tutela della sicurezza, ma ha sottolineato che una normativa simile esiste già e ha espresso preoccupazioni su iniziative che potrebbero colpire l’identità religiosa, richiamando il rispetto della libertà religiosa garantita dalla Costituzione.
In Italia, la legge di riferimento è la Legge 152 del 1975, che vieta l’uso di caschi o altri mezzi che rendano difficile l’identificazione in luoghi pubblici senza giustificato motivo, norma spesso estesa al velo integrale. La Lombardia rappresenta un’eccezione con una delibera regionale del 2015 che vieta il volto coperto negli spazi pubblici regionali, provvedimento confermato dalla Corte d’Appello di Milano, ma mai applicato.
Con questa iniziativa, Fratelli d’Italia rilancia il dibattito sulle misure di sicurezza e integrazione legate al velo integrale, in un contesto regionale e nazionale dove la questione continua a suscitare confronti e posizioni divergenti.






