La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il mandato per un decreto che trasforma i centri per migranti in Albania, da hotspot a CPR. Il decreto, da convertire entro il 27 maggio, sarà discusso in Aula il 13 maggio. Tra le novità, l’emendamento della relatrice Sara Kelany prevede la cessione gratuita di due motovedette della Guardia Costiera all’Albania
L’approvazione della Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati per il decreto che trasforma i centri per migranti in Albania rappresenta un momento cruciale nella gestione dei flussi migratori. Questi centri, originariamente concepiti come hotspot per l’identificazione dei migranti soccorsi in mare, si trasformeranno in centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Qui, i migranti già identificati saranno trattenuti in attesa di rimpatrio nei loro paesi d’origine. Questo cambiamento segna un passo significativo nell’approccio dell’Italia al tema dell’immigrazione.
Il decreto e le novità
Il decreto, che deve essere convertito in legge entro il 27 maggio, include un emendamento della relatrice Sara Kelany di Fratelli d’Italia. Questo emendamento prevede la cessione gratuita di due motovedette della Guardia Costiera italiana all’Albania, un gesto che non solo rafforza la cooperazione tra i due paesi, ma mira anche a migliorare le operazioni di controllo delle coste albanesi. Tale iniziativa contribuirà a una gestione più efficace delle migrazioni nel Mar Adriatico.
Aumento dei flussi migratori
Il contesto di questa iniziativa è caratterizzato da un crescente numero di persone che tentano di attraversare il mare per raggiungere le coste italiane. La decisione di stabilire centri in Albania potrebbe rappresentare una soluzione per alleggerire la pressione sui centri di accoglienza italiani, spesso saturi e incapaci di garantire servizi adeguati ai migranti.
Dibattito in aula
Il dibattito su questo decreto è previsto per martedì 13 maggio in Aula, dove si anticipa un confronto acceso tra le varie forze politiche. Le opposizioni, in particolare, solleveranno interrogativi sull’opportunità di devolvere la gestione dei migranti a un paese come l’Albania, che non è sempre considerato sicuro dal punto di vista dei diritti umani.