Bruxelles, 18 novembre 2025 – L’Unione Europea (Ue) avanza con decisione verso la creazione di una Schengen militare, un progetto volto a garantire una mobilità rapida e senza ostacoli per truppe e mezzi militari sul territorio comunitario. La proposta, che sarà formalizzata domani con un regolamento e una comunicazione congiunta, mira a semplificare drasticamente le procedure burocratiche attualmente in vigore, spesso lente e frammentate.
Fast track per i trasporti militari e sistema EMERS
Nel dettaglio, la Commissione Europea propone che i trasporti militari siano esentati da alcune regole civili, come i divieti di circolazione nei fine settimana e le restrizioni sul cabotaggio, ossia il trasporto di merci tra due punti interni di uno stesso paese da parte di operatori esteri. Inoltre, sarà introdotto il sistema di emergenza chiamato EMERS (European Military Mobility Enhanced Response System), che, in caso di crisi, potrà essere attivato rapidamente per garantire priorità assoluta ai trasporti militari su reti stradali, ferroviarie e aeroportuali.
In situazioni di emergenza, scatteranno deroghe automatiche ai tempi di guida per gli autisti civili, verranno sospese le restrizioni ambientali e sarà garantito l’accesso prioritario a tutte le infrastrutture di trasporto. Parallelamente, si istituirà una Riserva di Trasporto Strategico: gli operatori civili dovranno mettere a disposizione capacità di trasporto aereo e marittimo per le necessità dell’Ue in situazioni eccezionali.
Investimenti e protezione delle infrastrutture strategiche nell’Ue
Il Consiglio Europeo aveva già individuato nel marzo scorso quattro corridoi prioritari per la mobilità militare, con l’obiettivo di adeguare infrastrutture come ponti, gallerie, porti e aeroporti per il transito di carri armati e mezzi pesanti. Per questo, la Commissione propone un incremento decuplicato dei fondi comunitari destinati alle infrastrutture a duplice uso civile e militare, portandoli a 17,65 miliardi di euro nel prossimo bilancio settennale 2028-2034. Tuttavia, fonti vicine al dossier indicano che il fabbisogno reale potrebbe essere fino a cinque volte superiore.
Oltre agli investimenti, gli Stati membri dovranno individuare e proteggere infrastrutture strategiche a duplice uso da potenziali minacce come cyberattacchi, sabotaggi e influenze straniere, rafforzando così la resilienza dell’intero sistema europeo di difesa.
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