Esecuzioni sommarie, stupri di massa e rapimenti stanno segnando la drammatica situazione ad Al-Fashir, nel Sudan, dopo la conquista della città da parte dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF). La denuncia arriva dall’Onu e dalla Croce Rossa internazionale (CICR), che hanno espresso profonda preoccupazione per le violenze nei confronti di civili.
Una città sotto assedio e senza comunicazioni
Domenica scorsa, dopo un assedio durato 18 mesi, le RSF hanno preso il controllo di Al-Fashir, ultima grande città del Darfur ancora nelle mani dell’esercito regolare di Khartoum. Da allora, la città è stata completamente isolata, tagliata fuori da ogni comunicazione e accesso umanitario. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani (OHCHR), sono emersi “resoconti terrificanti di esecuzioni sommarie, massacri, stupri, attacchi agli operatori umanitari, saccheggi, rapimenti e sfollamenti forzati”. Il portavoce Seif Magango ha affermato che il numero di vittime potrebbe essere “nell’ordine delle centinaia”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha confermato che almeno 460 persone sono state uccise nel reparto maternità dell’ospedale Al Saudi, l’unica struttura sanitaria ancora parzialmente operativa in città, che però è stata bombardata ripetutamente. La presidente del CICR, Mirjana Spoljaric, ha condannato con forza l’uso delle strutture ospedaliere come “luoghi di morte e devastazione”, sottolineando che nessun paziente dovrebbe essere ucciso in un ospedale e nessun civile colpito mentre cerca di fuggire.
Sudan, una crisi umanitaria senza precedenti
La situazione ad Al-Fashir è drammatica: la popolazione di circa 260mila abitanti è allo stremo, assediata, bombardata e affamata. Le RSF hanno costruito un muro lungo 30 chilometri attorno alla città, rendendo impossibile l’ingresso di aiuti umanitari da oltre 16 mesi. I convogli Onu sono stati più volte attaccati e molti soccorsi non riescono a raggiungere i civili. Le scorte alimentari sono esaurite e le strutture di distribuzione, come le community kitchens gestite dalla Croce Rossa, da settimane sono chiuse.
Bombardamenti mirati contro edifici civili hanno provocato decine di morti, inclusi bambini e donne incinte. Inoltre, gli attacchi contro giornalisti e operatori umanitari si intensificano, con numerosi reporter presi di mira, picchiati o uccisi. Gli stupri di massa, utilizzati come arma di guerra, colpiscono soprattutto donne e ragazze, mentre la popolazione è costretta a nutrirsi con una pasta di farina di bucce di arachidi usata normalmente come mangime per animali, con conseguenti casi di intossicazione e morte.
La comunità internazionale continua a monitorare la situazione, con il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite che ha rinnovato il mandato di un comitato investigativo indipendente sul Sudan per documentare i crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle parti in conflitto.





