Mosca, 27 novembre 2025 – La pubblicazione da parte di Bloomberg di una telefonata riservata tra Steve Witkoff, inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, e Yuri Ushakov, consigliere di politica estera di Vladimir Putin, ha riacceso il dibattito internazionale sul ruolo degli Stati Uniti nei negoziati di pace per l’Ucraina. La conversazione getta nuova luce sul tentativo di mediazione che ha portato alla definizione di un piano di pace in 28 punti favorevole a Mosca, e sulle dinamiche dietro le quinte degli incontri diplomatici che hanno coinvolto le principali potenze in gioco nel conflitto ucraino.
La telefonata rivelatrice tra Witkoff e Ushakov
Nel corso della telefonata, durata poco più di cinque minuti, Steve Witkoff suggerisce a Yuri Ushakov come Putin potrebbe convincere Donald Trump a sostenere una soluzione negoziata sul conflitto in Ucraina. Witkoff consiglia di organizzare una chiamata diretta tra i due leader prima della visita di Zelensky alla Casa Bianca, avvenuta il 17 ottobre 2025, allo scopo di “ribadire il sostegno di Putin alla pace” e di introdurre un piano di pace simile a quello già sperimentato nella crisi di Gaza.
Witkoff espone l’idea di un accordo basato su concessioni territoriali, in particolare sul controllo del Donetsk, ma suggerisce di presentare il tutto con un linguaggio più ottimista per facilitare l’intesa tra le parti. La telefonata mostra chiaramente come l’inviato statunitense abbia lavorato in stretto coordinamento con il Cremlino per costruire un piano che potesse essere accettabile per Mosca, anche se successivamente rifiutato dagli ucraini.
Il piano dei 28 punti è stato consegnato a Rustem Umerov, consigliere di Zelensky, il 14 novembre 2024, ma è stato giudicato inaccettabile da Kiev, che ha richiesto ulteriori negoziati e modifiche. La fuga di notizie sulla telefonata ha provocato la dura reazione del Cremlino, che ha definito la pubblicazione un “atto di guerra ibrida”, mentre Dmitri Peskov ha difeso l’operato di Witkoff sostenendo che provocare la rottura del negoziato sarebbe stato controproducente.
Il contesto geopolitico e la strategia di Putin
La telefonata e il piano di pace si inseriscono in un quadro più ampio di pressione geopolitica, in cui Vladimir Putin cerca di consolidare il controllo su ampie porzioni del territorio ucraino – in particolare nel Donbass e nel sud del Paese – e di impedire l’integrazione dell’Ucraina nelle strutture euro-atlantiche come la Nato e l’Unione Europea.
Secondo analisi militari aggiornate, la Russia sta perseguendo una strategia in tre fasi: occupare territori strategici per rendere l’Ucraina dipendente economicamente e politicamente da Mosca; esercitare pressione attraverso leva economica e minacce militari; infine assorbire il Paese nella propria orbita, in modo simile a quanto avvenuto con la Bielorussia. Nel frattempo, le difficoltà nei rifornimenti e l’usura delle riserve umane russe stanno costringendo il Cremlino a rivedere le modalità di reclutamento e combattimento.
Il Cremlino è inoltre preoccupato dall’evoluzione del sostegno occidentale a Kiev, con gli Stati Uniti che, dopo un periodo di incertezza, hanno rilanciato un piano di pace perfezionato, accolto con favore dall’Ucraina, seppur con riserve sulle concessioni territoriali. I negoziati multilaterali, che hanno visto la partecipazione di rappresentanti ucraini, russi e americani ad Abu Dhabi, rappresentano un tentativo di trovare un compromesso, gestito anche attraverso il coinvolgimento di servizi di intelligence e diplomatici di alto livello.






