L’Iran ha reso noto di non aver ancora preso alcuna decisione riguardo a un possibile ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare, nonostante le recenti tensioni regionali e internazionali legate al suo programma nucleare. La dichiarazione è stata rilasciata dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, in risposta alle speculazioni nate dopo i dibattiti parlamentari estivi.
L’incontro tra Araghchi e Kaja Kallas: un passo verso il dialogo
L’attenzione si è concentrata sul recente incontro diplomatico svoltosi a Doha tra Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, e il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi. L’Iran ha definito utile questo colloquio, sottolineando l’importanza di sfruttare ogni opportunità per tutelare i propri interessi nazionali e per sollevare preoccupazioni riguardo all’uso del meccanismo Snapback da parte di Francia, Germania e Regno Unito. Tale meccanismo consente il ripristino delle sanzioni ONU precedentemente rimosse in seguito all’accordo sul nucleare del 2015.
Secondo Baghaei, l’abuso di questo strumento potrebbe avere conseguenze significative per la stabilità regionale e internazionale. Inoltre, il portavoce ha criticato il silenzio della comunità internazionale sul programma nucleare israeliano, definendo Israele l’unico regime nella regione che non aderisce al Tnp e che rappresenta un ostacolo alla creazione di una zona priva di armi di distruzione di massa in Asia occidentale.
Nessuna decisione definitiva sul ritiro dal Tnp
Nonostante l’ipotesi di uscita dal Trattato sia stata discussa in Parlamento, soprattutto dopo il conflitto di dodici giorni con Israele a giugno e i bombardamenti statunitensi su siti atomici iraniani, per ora non è stata presa alcuna decisione definitiva. Baghaei ha chiarito che la questione resta limitata a discussioni preliminari, senza atti concreti in tal senso.
L’Iran continua dunque a mantenere la sua posizione di membro del Tnp, impegnandosi a rispettare l’accordo di salvaguardia, mentre il dialogo diplomatico con l’Ue resta aperto e considerato uno strumento prezioso per gestire le tensioni legate al nucleare.






