All’inizio del discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale dell’Onu, decine di delegati hanno abbandonato l’aula in segno di protesta, mentre si sono levati fischi e applausi contrastanti. L’episodio ha segnato una forte reazione diplomatica alla presenza del premier israeliano di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Happening now at the UN General Assembly:
Diplomats walked out during Netanyahu’s speech.
He is left speaking to an empty room.
The world is no longer listening to Israel’s propaganda. pic.twitter.com/yV704rh32t
— sarah (@sahouraxo) September 26, 2025
Netanyahu mostra la “mappa del terrore” e ringrazia Trump
All’inizio del suo intervento, Netanyahu ha presentato la “mappa del terrore dell’Iran”, denunciando lo sviluppo rapido di programmi nucleari e missilistici da parte di Teheran: “Questi non solo minacciano Israele, ma anche gli Stati Uniti”. Il premier ha poi ricordato i successi di Israele contro l’Iran, gli Houthi in Yemen, la Siria e i leader di Hamas a Gaza, ringraziando Donald Trump per le sue “azioni audaci e decisive” contro Teheran. “Abbiamo promesso che l’Iran non avrebbe avuto la bomba nucleare e abbiamo avuto successo. Ma dobbiamo rimanere vigili”, ha affermato.
La guerra a Gaza e gli obiettivi di Israele
Netanyahu ha ribadito la determinazione a “finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile”, sottolineando che gli ultimi combattenti di Hamas rimangono arroccati nella città e continuano a minacciare nuove atrocità. Per illustrare la gravità della situazione, il premier ha mostrato una spilla con un QR code invitando i presenti a scansionarla per comprendere “perché combattiamo e perché dobbiamo vincere”. Ha ricordato le atrocità del 7 ottobre, tra cui decapitazioni, stupri e ostaggi, denunciando che Hamas detiene ancora circa 200 persone.
L’appello di Netanyahu ad Hamas
Netanyahu si è rivolto direttamente ad Hamas: “Liberate gli ostaggi e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete Israele vi darà la caccia”. Dal pulpito dell’Onu ha inoltre lanciato accuse ai leader mondiali: “Vi siete tirati fuori, favorite il male”, sottolineando la mancanza di interventi efficaci da parte della comunità internazionale per fermare la violenza e proteggere i civili.
Il “quiz” di Netanyahu sulle minacce globali
Durante il suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Netanyahu ha sottolineato che il conflitto a Gaza “riguarda tutti”, estendendo la riflessione alle minacce globali alla sicurezza. Ha poi invitato i presenti a partecipare a un “quiz”, mostrando cartelli con domande a cui i delegati dovevano rispondere alzando la mano. La prima domanda chiedeva “chi grida morte all’America?”, con opzioni che includevano Iran, Hamas, Hezbollah e Houthi. La risposta corretta indicata dal premier era la E, “tutte le risposte precedenti”.
Successivamente, Netanyahu ha proposto una seconda domanda: chi ha ucciso cittadini americani ed europei in attacchi mirati. Le alternative erano Al Qaeda, Hamas, Hezbollah e Iran, con la soluzione ancora una volta “tutte le risposte precedenti”. L’iniziativa è stata utilizzata dal premier per sottolineare la rete di minacce transnazionali che, secondo lui, richiede attenzione e intervento internazionale.
“I palestinesi non sostengono la soluzione dei due stati”
Netanyahu ha poi dichiarato che “i palestinesi non credono nella soluzione dei due stati. Non mirano a uno Stato accanto a Israele, ma al suo posto”.
Netanyahu respinge l’accusa di genocidio
Durante il suo discorso, Netanyahu ha respinto con fermezza le accuse di genocidio rivolte a Israele, sostenendo che il governo compie ogni sforzo possibile per limitare le perdite tra la popolazione civile.
Il premier israeliano ha invitato a riflettere con una logica elementare: «Quale Stato che sta compiendo un genocidio chiederebbe ai civili che presumibilmente sta prendendo di mira di allontanarsi?». Per il premier, la scelta di invitare i civili a spostarsi lontano dalle aree di combattimento dimostrerebbe l’intento israeliano di proteggere non di sterminare.
Netanyahu ha accusato Hamas di utilizzare deliberatamente la popolazione come protezione umana, sostenendo che per Israele ogni morte di civili rappresenta una tragedia mentre, a suo avviso, per Hamas la presenza di non combattenti è parte integrante della strategia bellica.
La riduzione dei danni collaterali
Netanyahu ha ribadito che le forze israeliane stanno adottando misure per contenere il numero di vittime civili, affermando che lo Stato sta facendo «tutto il possibile» per minimizzare i danni collaterali durante le operazioni militari.
Netanyahu all’Onu: “Critiche a Israele sono bugie antisemite, riconoscere la Palestina incoraggia Hamas”
Il premier israeliano ha definito le critiche rivolte a Israele in merito alle operazioni a Gaza «bugie antisemite».
Netanyahu ha poi respinto con forza le accuse internazionali, sostenendo che la narrativa negativa contro lo Stato ebraico non riflette la realtà sul terreno e ha un risvolto ideologico legato all’antisemitismo.
Durante il suo intervento, il premier ha avvertito che gli stati che scelgono di riconoscere la Palestina finiscono per «incoraggiare i terroristi» di Hamas, sottolineando come tali decisioni possano alimentare ulteriormente il conflitto nella Striscia di Gaza.
L’Idf ha il controllo dei telefoni dei residenti di Gaza
Durante il suo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reso noto che le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno acquisito il controllo dei telefoni dei residenti della Striscia di Gaza e degli attivisti di Hamas. Il discorso del primo ministro viene così trasmesso in diretta tramite questi dispositivi, secondo quanto riferito dall’ufficio del premier. Netanyahu ha rivolto un messaggio chiaro ai cittadini di Gaza: la guerra potrà terminare immediatamente con la restituzione di tutti gli ostaggi, lo smantellamento militare di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia. “Chi collaborerà vivrà, chi non lo farà sarà perseguitato”, ha ammonito.
L’attacco di Netanyahu all’Autorità Palestinese
Nel corso dell’intervento, Netanyahu ha criticato duramente l’Autorità Palestinese, definendola “corrotta fino al midollo”. Il premier ha sottolineato come, da decenni, le promesse di riforma non siano mai state mantenute e ha ricordato l’assenza di elezioni da lungo tempo, denunciando una gestione inefficace e clientelare dei territori palestinesi.
Apprezzamento per Trump
Il discorso del leader israeliano ha suscitato applausi tra la delegazione americana presente all’Onu, soprattutto quando Netanyahu ha menzionato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il premier ha elogiato Trump per le sue azioni e per aver compreso meglio di qualsiasi altro leader la minaccia comune affrontata da Israele e dagli Stati Uniti, ricordando anche i tentativi di attentato contro di lui.
Hamas e il controllo del cibo
Netanyahu ha respinto le accuse secondo cui Israele affamerebbe la popolazione palestinese, sostenendo invece che la responsabilità ricada su Hamas. Secondo il premier, i miliziani sottraggono gli aiuti alimentari e li vendono a prezzi esorbitanti, contribuendo così alla crisi umanitaria nella Striscia.
Netanyahu: “La guerra porterà all’espansione degli Accordi di Abramo”
Verso la fine del suo discorso, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che il conflitto in corso, che per quasi due anni ha rischiato di degenerare in un’escalation regionale, potrà invece favorire la pace nel Medio Oriente.
Netanyahu ha dichiarato che è possibile raggiungere la pace tra Israele e Libano, nonostante le frequenti violazioni israeliane del cessate il fuoco concordato con Hezbollah lo scorso novembre. Ha inoltre lodato i colloqui in corso con la Siria, anche se le autorità siriane continuano a denunciare i raid israeliani.
“Il nostro successo potrebbe portare a un’espansione significativa e storica degli Accordi di Abramo”, ha spiegato il premier, riferendosi agli accordi di normalizzazione tra Israele e alcuni Paesi arabi, mediati cinque anni fa dall’allora presidente statunitense Donald Trump.
Tuttavia, un attacco israeliano a Doha all’inizio di questo mese ha sollevato tensioni tra i Paesi del Golfo. Secondo gli esperti, l’operazione, unita alla guerra a Gaza, potrebbe ridurre le possibilità di una normalizzazione attesa da tempo tra Israele e l’Arabia Saudita.
Gli altoparlanti lungo la Striscia di Gaza
Prima dello svolgimento dell’evento, l’ufficio di Netanyahu aveva ordinato all’IDF di installare altoparlanti in diversi punti della Striscia di Gaza per permettere ai residenti di ascoltare il discorso. Secondo quanto riportato Channel 12, fonti militari avevano avvertito che questa operazione avrebbe potuto esporre i combattenti a rischi significativi, poiché li avrebbe obbligati a lasciare le postazioni di difesa per collocare gli altoparlanti. Durante il suo discorso, Netanyahu ha spiegato che l’iniziativa è rivolta agli ostaggi detenuti a Gaza: “Ho circondato Gaza con enormi altoparlanti nella speranza che i nostri cari ostaggi ascoltino il mio messaggio. Non vi abbiamo dimenticati e non ci fermeremo finché non vi riporteremo tutti a casa”, ha dichiarato in inglese e in ebraico.
Un messaggio di testo contenente il discorso pronunciato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale dell’Onu è stato inviato ai residenti della Striscia di Gaza. Secondo i media locali palestinesi, questo SMS si aggiunge alla trasmissione del discorso nell’enclave tramite altoparlanti.
Bilancio degli attacchi a Gaza
Nel frattempo, la Striscia di Gaza continua a pagare un prezzo elevato. Dall’alba di oggi, gli attacchi israeliani hanno provocato 34 morti, di cui 23 a Gaza City, secondo quanto riporta Al-Jazeera citando fonti ospedaliere. In precedenza, era stato segnalato che 11 vittime, tra cui due bambini, erano state uccise nel centro della Striscia mentre cercavano aiuti umanitari.






