Parigi, 6 ottobre 2025 – In un colpo di scena che segna un momento di grande turbolenza politica per la Francia, Sébastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni da Primo Ministro, decisione che è stata immediatamente accettata dal presidente Emmanuel Macron, come comunicato ufficialmente dall’Eliseo. La notizia arriva a soli 27 giorni dalla nomina di Lecornu, che con questo breve mandato entra nella storia come il premier con il periodo più breve alla guida del governo francese.
Lecornu: “Non c’erano le condizioni per restare primo ministro”
Dopo aver rassegnato le dimissioni, Lecornu ha spiegato che “non c’erano le condizioni per restare primo ministro”. Ha aggiunto che “le formazioni politiche hanno fatto finta di non capire la rottura profonda nel non usare l’articolo 49.3″. Un riferimento, in particolare, all’articolo della costituzione francese che dal 2022 ha consentito, ai vari governi a trazione macroniana di adottare le manovre finanziarie senza passare per il parlamento, suscitando l’ira delle opposizioni. Nei giorni scorsi Lecornu si era impegnato a non ricorrervi per l’adozione della manovra 2026, lasciando così l’ultima parola ai deputati. Un’apertura che evidentemente non è bastata a convincere gli altri partiti politici. Il premier dimissionario ritiene inoltre che la composizione del governo ”non sia stata fluida”. E ha denunciato l’interesse politico di alcune formazioni, con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali nel 2027.
Il mandato lampo di Lecornu e le tensioni politiche
Nominato il 9 settembre scorso, Lecornu era stato incaricato da Macron di formare un nuovo governo dopo le dimissioni di François Bayrou, in un momento di profonda crisi politica segnata, tra l’altro, da un voto di sfiducia parlamentare che aveva colpito l’esecutivo. Il ministro della Difesa, 39 anni e fedelissimo di Macron, avrebbe dovuto tenere martedì la sua dichiarazione di politica generale all’Assemblea nazionale, ma ha invece scelto di lasciare l’incarico, evidenziando la crescente pressione politica e sociale che attraversa il paese.
Il quotidiano Le Figaro sottolinea come Lecornu, uscendo da Matignon, la sede del governo, dopo meno di un mese, stabilisca un record negativo nella storia repubblicana francese. La sua nomina aveva suscitato critiche feroci da parte delle opposizioni di destra e sinistra, con Marine Le Pen che definiva la scelta di Macron un tentativo disperato e Jean-Luc Mélenchon che parlava di una “triste commedia” politica.
Tensioni sui mercati finanziari
La crisi di governo ha avuto effetti immediati anche sui mercati: la Borsa di Parigi ha aperto in netto calo, con l’indice CAC 40 che ha perso l’1,75%, scendendo a quota 7.938 punti. Lo spread tra i titoli francesi e italiani è risultato negativo per 4,2 punti, con i rendimenti dei titoli di Stato in aumento. In particolare, quello italiano è salito al 3,55% e quello francese al 3,59%. I settori più colpiti sono stati quello bancario e assicurativo: Société Générale ha registrato un crollo del 5,6%, seguita da BNP Paribas (-4,45%), Crédit Agricole (-4,43%) e Axa (-3,37%). In calo anche Carrefour, che ha perso il 2,6%.
Le reazioni politiche alle dimissioni di Lecornu
Poco dopo l’annuncio delle dimissioni di Lecornu, il leader del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha chiesto al capo dello Stato di sciogliere l’Assemblea Nazionale.
L’ex premier François Bayrou, predecessore di Lecornu, ha commentato la situazione con toni prudenti, definendola “pesante e preoccupante” e invitando a mantenere “un minimo di riserbo” di fronte a una fase così delicata per la Repubblica francese.
Sul fronte opposto, la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon ha rilanciato la sfida istituzionale, chiedendo un “esame immediato” della mozione di destituzione contro Macron, già depositata da 104 deputati. Secondo il leader di La France Insoumise, le dimissioni di Lecornu rappresentano “un segnale politico di fallimento” del presidente e richiedono una risposta urgente da parte del Parlamento.
Le Pen: “La farsa è finita, Macron sciolga il Parlamento”
Dopo le dimissioni del premier francese Sébastien Lecornu, Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha chiesto lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e il ritorno alle elezioni anticipate.
“La farsa è durata abbastanza – ha dichiarato la capogruppo dei deputati RN – siamo alla fine del cammino. Domani non sarà meglio, siamo ormai giunti al termine di questa barzelletta”, ha aggiunto, sottolineando la necessità di una nuova tornata elettorale per ristabilire stabilità e chiarezza politica in Francia.
Dimissioni Lecornu, Bellamy chiarisce: “Non spetta ai Républicains sostenere il governo”
Dopo le dimissioni di Lecornu, il vicepresidente dei Républicains (LR), François-Xavier Bellamy, ha dichiarato che il suo partito non ha nulla da temere da uno scioglimento del Parlamento e ha escluso ogni responsabilità dei LR nel caso in cui il presidente Emmanuel Macron decidesse di convocare elezioni anticipate. Intervistato a Radio France Inter, Bellamy ha aggiunto: “Non abbiamo nulla da temere da una dissoluzione. Non potevamo offrire un ultimo giro di pista ai macroniani”.
Secondo fonti parigine, uno dei fattori di tensione all’interno dei Républicains è stato il ritorno di Bruno Le Maire come ministro della Difesa, dopo sette anni al Ministero dell’Economia (2007-2024). L’ex repubblicano, passato al campo di Macron nel 2017, è malvisto da molti suoi ex compagni di partito, che lo accusano di avere responsabilità nella gestione dei conti pubblici francesi.
A irritare ulteriormente i LR sarebbe stato anche il predominio dei macroniani di Renaissance nella nuova squadra di governo: 10 ministri contro 4 di LR, in contrasto con lo spirito di “rottura” rispetto al passato invocato dallo stesso Lecornu al momento del suo insediamento. In particolare, il presidente dei Républicains e ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha convocato un consiglio strategico del partito per valutare una possibile uscita dal nascente governo, mossa che potrebbe aver spinto Lecornu a rassegnare le dimissioni in anticipo.
Inoltre, nelle scorse ore le opposizioni di estrema destra (Rassemblement National) e di sinistra radicale (La France Insoumise) hanno criticato duramente la nuova squadra governativa, definendola un “governo fotocopia” del precedente, con 12 dei 18 ministri già presenti nella squadra di François Bayrou, sfiduciata all’inizio di settembre dall’Assemblea Nazionale.
Proteste e instabilità sociale in un contesto economico difficile
Il periodo di Lecornu al governo è stato segnato da tensioni crescenti, con manifestazioni e scioperi previsti per contrastare le politiche di austerità e i tagli al bilancio pubblico. La mobilitazione “Bloquons tout” ha visto coinvolti vari settori, dall’aeroportuale ai trasporti, fino alle università e alle scuole superiori, con disagi previsti in tutto il territorio nazionale. La situazione economica della Francia, pur mostrando una crescita modesta del PIL (+0,3% nel secondo trimestre e un’attesa crescita dello 0,7% nel 2025), è gravata dall’instabilità politica, che pesa sulla fiducia degli investitori e dei cittadini.

Gli esperti segnalano come l’incertezza politica e il rischio di disordini sociali possano compromettere le prospettive economiche del paese, già sotto pressione per l’impatto dei dazi internazionali e la necessità di una rigorosa politica di risanamento dei conti pubblici.
In questo clima delicato, la decisione di Macron di accettare le dimissioni di Lecornu apre una nuova fase di incertezza, mentre il presidente è chiamato a scegliere un successore in grado di ricostruire un governo stabile e di affrontare le sfide sociali ed economiche che la Francia si trova ad affrontare.
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