Gli attacchi alle scuole nelle zone di conflitto sono aumentati del 44% nell’ultimo anno, con conseguenze devastanti per migliaia di studenti e insegnanti. A renderlo noto è l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in occasione della Giornata internazionale per la protezione dell’istruzione dagli attacchi, celebrata oggi. La violenza contro l’istruzione continua infatti a intensificarsi, interessando molti Paesi in conflitto.
Attacchi alle scuole in aumento: dati e impatti
Tra il 2022 e il 2023, sono stati registrati circa 6.000 attacchi contro studenti, insegnanti e scuole, mentre l’uso delle scuole per scopi militari è cresciuto del 20%. Nel complesso, oltre 10.000 bambini sono stati uccisi, rapiti, arrestati o feriti in questi contesti. Le nazioni più colpite nel 2024 sono state Israele e i Territori palestinesi occupati, la Repubblica democratica del Congo, Somalia, Nigeria e Haiti.
Secondo l’ONU, i combattimenti urbani hanno trasformato molte case in campi di battaglia, mettendo a rischio l’incolumità dei bambini. Inoltre, la presenza di mine antiuomo e ordigni inesplosi è responsabile di circa il 25% delle vittime infantili nei conflitti armati. La gravità delle violazioni nei confronti dei minori è aumentata, con un incremento del 34% di casi di stupro e violenza sessuale e del 17% di bambini vittime di più gravi violazioni.
Situazione critica in diverse aree del mondo
In un arco temporale più ampio, le Nazioni Unite hanno verificato oltre 14.000 attacchi contro le scuole nelle zone di conflitto negli ultimi 20 anni, pari a quasi due attacchi al giorno. Nel solo 2025, la situazione rimane critica: a Gaza, oltre il 95% delle scuole è distrutto o danneggiato, mentre ad Haiti oltre 1.600 scuole sono rimaste chiuse. In Sudan, più dell’80% dei bambini è escluso dalla scuola a causa della guerra, e in Ucraina, dal 2022, oltre 1.700 scuole sono state danneggiate o distrutte, compromettendo il diritto all’istruzione sicura.
La Rappresentante Speciale dell’ONU per i Bambini e i Conflitti Armati, Virginia Gamba, ha sottolineato che i bambini coinvolti in gruppi armati, oltre 3.000 arrestati nel 2024, devono essere considerati prima di tutto come vittime, chiedendo alle autorità di preferire alternative alla detenzione.
Questi dati confermano la necessità di una maggiore attenzione internazionale per la protezione dell’istruzione nelle aree di conflitto, un diritto fondamentale messo sempre più a rischio dalla violenza armata.





