Roma, 8 agosto 2025 – Israele mantiene una linea ferma sull’accesso dei media internazionali nella Striscia di Gaza, dichiarando che nessun giornalista potrà entrare nella zona di conflitto finché le ostilità non si calmeranno. Questa posizione è stata ribadita dall’ambasciatrice Orli Gil, rappresentante permanente aggiunta di Israele presso le organizzazioni internazionali a Roma, durante un incontro con la stampa all’ambasciata israeliana.
Israele: “Nessun accesso ai giornalisti fino a cessate il fuoco”
L’ambasciatrice Gil ha risposto a chi ha sottolineato come la presenza della stampa internazionale potrebbe contribuire a ridurre la diffusione di “fake news” orchestrate da Hamas, gruppo che Israele accusa apertamente di disinformazione. Gil ha rimarcato che Gaza è attualmente una zona di guerra, e che l’esperienza ha dimostrato che i ferimenti di reporter spesso vengono strumentalizzati contro Israele. Per questo motivo, ha affermato che non è possibile permettere l’ingresso di civili, inclusi i giornalisti, in un’area così pericolosa.
Il contesto di Gaza e il ruolo dei media
L’attuale conflitto nella Striscia di Gaza, iniziato con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha causato una grave crisi umanitaria e una forte restrizione degli spostamenti e delle comunicazioni. Come racconta il giornalista palestinese Yousef Alhelou, Gaza è una “enorme prigione” sottoposta a stretto controllo israeliano su tutti gli accessi, compresi quelli marittimi e aerei, e priva di infrastrutture sicure per la popolazione civile. Nonostante ciò, i giornalisti locali continuano a documentare il conflitto, spesso a rischio della propria vita: negli ultimi dodici mesi, almeno 175 giornalisti palestinesi sono stati uccisi nella Striscia.
L’interruzione dell’accesso dei media internazionali, dunque, rende ancora più difficile verificare la situazione sul terreno e limita la possibilità di un’informazione completa e indipendente. Israele giustifica la sua posizione con motivi di sicurezza, ma la comunità internazionale e alcuni operatori dell’informazione denunciano il rischio di censura e di una narrazione unilaterale del conflitto.
La situazione rimane estremamente complessa: Hamas, che controlla Gaza dal 2007, è considerato da Israele e da numerosi Paesi un’organizzazione terroristica, mentre la popolazione civile palestinese soffre le conseguenze di un conflitto protratto e di un assedio stringente. La gestione dell’informazione e l’accesso ai territori di guerra restano, pertanto, uno degli aspetti più delicati di questa crisi umanitaria e politica.






