Gerusalemme, 18 ottobre 2025 – L’ufficio del Primo Ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha ufficialmente confermato l’identificazione del corpo restituito da Hamas durante la notte come quello di Eliyahu Margalit, 75 anni. La notizia arriva a pochi giorni dal rapimento di Margalit, avvenuto il 7 ottobre 2023 nel kibbutz di Nir Oz, e dalla successiva comunicazione da parte delle forze israeliane dell’assassinio dell’ostaggio nel dicembre dello stesso anno.
Il ritrovamento e l’identificazione del corpo
Secondo quanto riferito dall’esercito israeliano, la famiglia di Margalit è stata informata del rimpatrio del corpo in Israele e della conclusione delle procedure di identificazione. Il Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani, citato dal Times of Israel, ha confermato che il corpo corrisponde a quello di Margalit, noto anche con il soprannome “Churchill”. Margalit era stato rapito insieme alla figlia Nili, di 40 anni, che fu poi rilasciata da Hamas il 30 novembre 2023. L’uomo lascia la moglie Daphna, i figli Noa, Danny e Nili, oltre a tre nipoti.
L’ufficio di Netanyahu ha sottolineato che Israele non intende scendere a compromessi e continuerà a impegnarsi senza risparmiare sforzi per il ritorno di tutti gli ostaggi deceduti, “fino all’ultimo”, come recita la nota ufficiale.
Il profilo di Eliyahu Margalit: una vita dedicata all’agricoltura e agli animali
La figura di Margalit è molto conosciuta nella comunità del kibbutz e nel settore agricolo israeliano. Considerato uno dei migliori allevatori di vitelli del paese, Margalit era appassionato delle scuderie di cavalli che ha curato per decenni. La sua dedizione agli animali e l’impegno nella gestione delle scuderie hanno lasciato un segno indelebile nella comunità locale. Il rapimento dell’agricoltore ha provocato un profondo vuoto, non solo in ambito familiare ma anche tra gli amanti degli animali e i colleghi agricoltori.
Il caso di Margalit rappresenta un forte richiamo all’importanza della sicurezza e della protezione delle persone impegnate in attività rurali nelle zone di confine, sottolineando il dolore e l’impatto sociale lasciati dalla sua scomparsa.






