Teheran, 19 ottobre 2025 – L’Iran ha eseguito oggi l’impiccagione di un uomo accusato di spionaggio per conto del Mossad, l’intelligence israeliana, in una prigione della città di Qom. La notizia è stata confermata da Kazem Mousavi, capo della giustizia provinciale, che ha reso noto come l’uomo fosse stato condannato per «Moharebeh (guerra contro Dio) e corruzione sulla terra», accuse spesso utilizzate dal regime per giustificare pene capitali.
Accuse e condanna per spionaggio a favore di Israele
Secondo quanto riferito da Mousavi all’agenzia filogovernativa Tasnim, l’uomo, arrestato a febbraio 2025 dopo aver iniziato le sue attività di spionaggio nell’ottobre precedente, ha confessato di aver collaborato con un agente del Mossad e di aver fornito informazioni riservate ai servizi segreti israeliani. Queste informazioni, secondo fonti iraniane, avrebbero facilitato l’uccisione di uno scienziato nucleare iraniano, in un contesto di crescenti tensioni militari tra Teheran e Tel Aviv.
La sentenza, confermata dalla Corte Suprema che ha respinto il ricorso presentato dal condannato, si è basata su un articolo della legge iraniana che punisce «il contrasto a qualsiasi azione ostile di Israele contro la pace e la sicurezza» e la cooperazione con governi stranieri considerati ostili, come gli Stati Uniti.
Contesto di crescente repressione interna e conflitto con Israele
L’esecuzione giunge in un momento di acuta tensione tra Iran e Israele, con attacchi militari reciproci che hanno coinvolto obiettivi nucleari e militari. Nel corso del 2025, le autorità iraniane hanno intensificato la repressione interna, arrestando decine di persone con accuse di spionaggio, sabotaggio e collaborazione con servizi stranieri, in particolare nella provincia di Lorestan dove sono stati fermati 87 sospetti.
Parallelamente, nel luglio scorso, sono stati giustiziati due prigionieri politici affiliati al Mek, movimento di opposizione iraniano, accusati di aver pianificato attacchi terroristici. Il clima di repressione si è ulteriormente aggravato a settembre con l’esecuzione di almeno 15 prigionieri in diverse città iraniane, in una serie di condanne che il Consiglio nazionale della resistenza iraniana ha definito atti di terrore volti a soffocare il dissenso.
Questa ondata di esecuzioni e arresti si inserisce in una strategia del regime per contrastare qualsiasi forma di opposizione interna e frenare la fuga di informazioni sensibili all’estero, mentre la guerra ombra con Israele continua a mietere vittime su entrambi i fronti.






