Teheran, 21 maggio – L’Iran ha giustiziato per impiccagione il responsabile dell’attentato del 2023 all’ambasciata dell’Azerbaigian a Teheran, che causò la morte di un diplomatico azero e ferì due guardie. Nonostante le accuse di terrorismo, il tribunale ha definito l’incidente una questione personale legata alla moglie dell’autore
Questa mattina, l’Iran ha eseguito la condanna a morte per impiccagione di Mohammad Reza Azizi, ritenuto responsabile dell’attentato del 2023 contro l’ambasciata dell’Azerbaigian a Teheran. L’attacco, che ha causato la morte di un diplomatico azero e il ferimento di due guardie di sicurezza, ha sollevato forti tensioni diplomatiche tra i due Paesi, culminando nell’espulsione di diplomatici da entrambe le nazioni.
Dettagli dell’esecuzione
Le autorità iraniane, attraverso l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, hanno confermato l’esecuzione, avvenuta nel contesto di un processo controverso. Secondo la corte di Teheran, l’attentato non sarebbe stato di natura terroristica, ma legato a questioni personali. Azizi ha dichiarato di aver fatto irruzione nell’ambasciata per cercare la moglie, che secondo lui lo aveva abbandonato. Questa affermazione ha sollevato interrogativi sulla verità e sull’effettiva motivazione del gesto violento, alimentando il dibattito su come l’Iran gestisca la giustizia e le questioni legate alla sicurezza.
Reazioni internazionali
Il caso ha attirato l’attenzione degli osservatori internazionali, in particolare riguardo all’uso della pena di morte in Iran, uno dei Paesi con il più alto tasso di esecuzioni nel mondo. Organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, hanno condannato ripetutamente l’uso della pena capitale, specialmente in situazioni che coinvolgono individui che erano minorenni al momento del reato. Questo aspetto ha portato a chiamate per una revisione della legislazione iraniana, affinché il Paese adotti standard internazionali più rigorosi per quanto riguarda i diritti umani.
Implicazioni per le relazioni Iran-Azerbaigian
L’esecuzione di Azizi non solo segna un capitolo tragico nella storia delle relazioni tra Iran e Azerbaigian, ma mette anche in luce le tensioni interne e le critiche che il regime iraniano affronta riguardo alla sua giustizia penale e all’applicazione della legge. Mentre la comunità internazionale continua a monitorare la situazione, la questione della pena di morte rimane uno dei temi centrali nei dibattiti sulla governance e sui diritti umani in Iran.