Tel Aviv, 29 settembre 2025 – Una fonte vicina a Hamas ha espresso dubbi sull’iniziativa di cessate il fuoco proposta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, definendola “vaga e inaffidabile”. Le perplessità riguardano soprattutto la mancanza di chiarezza sulle modalità e sui tempi di attuazione del piano Trump, in particolare sul “ritiro graduale” di Israele dalla Striscia che potrebbe durare fino a dieci anni.
Hamas e il piano Trump: incertezza e condizioni
Secondo la fonte riportata da Ynet, Hamas non ha ancora una visione chiara di come il cessate il fuoco sarà implementato e a quale ritmo. Tuttavia, la stessa fonte ha sottolineato che l’organizzazione palestinese sarebbe pronta a rinunciare al potere, deporre le armi, cessare tutti gli attacchi e persino permettere ai suoi leader di lasciare la Striscia di Gaza, ma solo a condizione che il cessate il fuoco e il ritiro siano chiari e garantiti. In particolare, Hamas chiede chiarimenti sul ritiro graduale, considerato cruciale per valutare l’effettiva affidabilità dell’iniziativa.
Hamas, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, è un’organizzazione politica e militare islamista sunnita, attiva principalmente nella Striscia di Gaza, dove esercita il controllo dal 2007. Fondata nel 1987 da leader come Ahmed Yassin, Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica da molti Paesi, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, ma è considerata una legittima forza di resistenza da altri. L’organizzazione ha un doppio profilo politico e militare, con l’ala armata rappresentata dalle Brigate Izz al-Din al-Qassam.
Il piano Trump
La prima fase del piano prevederebbe il cessate il fuoco immediato e il rilascio progressivo di 33 ostaggi, tra cui bambini, donne, anziani e malati, con i primi tre liberati entro il primo giorno di tregua. Nel corso delle settimane successive seguiranno altri rilasci, fino alla liberazione di 14 ostaggi nell’ultima settimana della prima fase. Tra questi ostaggi figurano anche cinque soldatesse israeliane, in cambio di circa 250 prigionieri palestinesi, con un rapporto di uno a cinquanta.
Parallelamente al rilascio degli ostaggi, l’IDF si ritirerà gradualmente dai centri abitati della Striscia di Gaza, mantenendo la presenza lungo il confine con l’Egitto nel cosiddetto Corridoio di Filadelfia. Si prevede inoltre un ritiro dal corridoio di Netzarim, che divide Gaza in due, e il mantenimento di una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase.






