Roma, 16 ottobre 2025 – Nonostante la restituzione incompleta dei corpi degli ostaggi, l’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump, rieletto nel gennaio 2025 per un secondo mandato non consecutivo, sta attivamente promuovendo la transizione verso una seconda fase del processo di pace nella Striscia di Gaza. Lo riportano fonti di Axios, citando due consiglieri senior dell’amministrazione.
Gli Stati Uniti spingono per la fase successiva
Gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni su entrambe le parti coinvolte nel conflitto per avanzare nel negoziato di pace. Tra gli obiettivi principali vi è l’istituzione di una forza di sicurezza multinazionale a Gaza, che possa garantire stabilità e prevenire ulteriori scontri lungo la cosiddetta “linea gialla”. Parallelamente, Washington è impegnata nella selezione di potenziali leader civili palestinesi, con l’intento di favorire una governance locale più inclusiva e funzionale.
Avvio della ricostruzione nella Striscia di Gaza
Un altro passo significativo riguarda l’avvio della ricostruzione dell’enclave palestinese, con particolare attenzione alla città di Rafah, strategica per il suo collegamento con l’Egitto e per la sua posizione nel sud della Striscia di Gaza. La ricostruzione mira a rispondere all’emergenza umanitaria e a favorire il ripristino delle infrastrutture essenziali, dopo anni di conflitti e blocchi che hanno gravemente compromesso l’economia e le condizioni di vita della popolazione locale, stimata in quasi 600.000 abitanti nella sola città di Gaza.
Nel frattempo, le priorità condivise restano la prevenzione di nuovi scontri armati e la gestione umanitaria, compreso il ritorno delle salme degli ostaggi. L’impegno statunitense si inserisce in un contesto delicato, segnato da tensioni persistenti e complesse dinamiche geopolitiche in Medio Oriente, dove la città di Gaza continua a essere un nodo cruciale per la stabilità regionale.
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