Città di Gaza, 18 agosto 2025 – La situazione nella Striscia di Gaza si aggrava ulteriormente mentre si intensificano gli ordini di evacuazione e cresce la difficoltà nel garantire condizioni minime di sicurezza e sostentamento per la popolazione. Padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa cattolica della Sacra Famiglia nel quartiere al-Zaitoun, descrive una realtà di estrema difficoltà e di emergenza umanitaria senza precedenti.
La durata dell’evacuazione
Secondo quanto riferito da Channel 12, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito israeliano (Idf), Eyal Zamir, ha approvato il piano per l’occupazione di Gaza City e domani lo presenterà ufficialmente al ministro della Difesa.
Durante i colloqui a porte chiuse degli ultimi giorni, Zamir avrebbe precisato che l’evacuazione della popolazione dalla città dovrebbe concludersi in un periodo di poco inferiore ai due mesi, al termine del quale scatteranno le operazioni di accerchiamento e conquista dell’area urbana.
Il generale ha inoltre sottolineato che si cercherà di limitare “al minimo possibile” l’impiego delle forze di riserva.
L’ordine di evacuazione e la crisi umanitaria
“La vita qui è molto, molto difficile”, afferma con preoccupazione padre Romanelli, sottolineando che è stato emanato un ordine di evacuazione per tutto il quartiere. “Hanno detto che cominciano a distribuire tende. Uno potrebbe pensare che sia una bella notizia, ma si tratta semplicemente dell’evacuazione di tutta la città di Gaza”, spiega il parroco. La domanda cruciale è: “Dove possono trovare spazio tutti gli abitanti della Striscia, che sono circa due milioni e trecentomila persone?”.
Durante la messa di ieri, padre Romanelli ha raccontato di aver avvertito una forte esplosione nei pressi della chiesa, che ha danneggiato un serbatoio d’acqua, ma fortunatamente senza causare vittime. «È stata un’altra domenica di guerra», commenta amaro, sottolineando come il conflitto sia ormai parte della quotidianità.
Romanelli: “I bambini di Gaza hanno bisogno di tutto”
Il missionario argentino ha parlato di una realtà fatta di “segni contraddittori”: da un lato alcune associazioni hanno distribuito verdura – pomodori e patate – accolta con gioia dalla popolazione stremata dal bisogno, dall’altro permane l’incertezza legata all’obbligo di lasciare le proprie case.
Ad un mese dall’attacco che il 17 luglio ha colpito la parrocchia, Romanelli ricorda che “i bambini hanno bisogno di tutto”.
Guardando al quadro più ampio del conflitto, il sacerdote sottolinea l’assenza di progressi nei negoziati: “Non c’è accordo, non vogliono liberare gli ostaggi, o solo parzialmente; l’altra parte risponde ‘no, tutti insieme’… L’unica certezza è che le bombe continuano a causare morti, civili e bambini. I numeri sono terribili”.
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