Tel Aviv, 4 agosto 2025 – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato oggi, all’apertura della riunione dell’esecutivo, che nel corso della settimana convocherà il governo per fornire precise direttive all’esercito israeliano (IDF) per il proseguimento della campagna militare a Gaza. L’obiettivo dichiarato è il raggiungimento completo dei “gli obiettivi di guerra fissati”, con particolare attenzione al rilascio di tutti gli ostaggi, sia vivi sia deceduti. “Dobbiamo continuare a essere uniti e a lottare insieme per raggiungerli”, ha sottolineato Netanyahu.
L’annuncio sulle operazioni a Gaza
L’annuncio è arrivato all’apertura della riunione dell’esecutivo di questa mattina, durante la quale il leader israeliano ha sottolineato la necessità di “restare uniti e lottare insieme” per portare a termine la missione militare ancora in corso. Parole che confermano la volontà del governo di proseguire sul piano militare, in un momento in cui la pressione internazionale per una tregua stabile si fa sempre più intensa.
Gli obiettivi di Netanyahu
Tra gli obiettivi principali indicati da Netanyahu figura il rilascio di tutti gli ostaggi, sia quelli ancora in vita che i deceduti, tenuti prigionieri a Gaza da Hamas dallo scorso 7 ottobre. La questione resta uno dei nodi più sensibili del conflitto: secondo i dati aggiornati dalle autorità israeliane, sono ancora oltre un centinaio le persone in ostaggio, tra cui numerosi civili, con famiglie che continuano a protestare chiedendo un accordo per riportarli a casa.
Netanyahu non ha fornito dettagli su eventuali nuove operazioni sul terreno, ma ha fatto intendere che l’azione militare non subirà rallentamenti. La dichiarazione arriva mentre al Cairo e a Doha proseguono i negoziati indiretti tra Israele e Hamas, mediati da Egitto, Qatar e Stati Uniti, per arrivare a un cessate il fuoco duraturo e a uno scambio di prigionieri.
La settimana si preannuncia dunque decisiva: da una parte i colloqui diplomatici, dall’altra l’imminente riorganizzazione dell’offensiva militare. Il rischio, però, è che le due strade continuino a viaggiare su binari divergenti.






