Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha rilanciato con fermezza la sua posizione sulla questione palestinese, durante la sua partecipazione alla Conferenza di alto livello sulla soluzione a due Stati presso le Nazioni Unite, convocata da Francia e Arabia Saudita. In un messaggio pubblicato su X, Erdogan ha chiesto che la Palestina venga ammessa come Stato membro a pieno titolo dell’ONU, sottolineando l’urgenza di una svolta storica e politica a favore del popolo palestinese.
La richiesta di piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite
Erdogan ha esortato i Paesi che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina a rafforzare questa posizione con misure concrete, determinate e deterrenti. Il presidente turco ha inoltre chiesto a Israele di ritirare le truppe dalla Striscia di Gaza, auspicando l’immediato cessate il fuoco e la garanzia di un accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari. Nel suo intervento, ha evidenziato l’importanza di sostenere istituzionalmente e finanziariamente la Palestina, con particolare riferimento al rafforzamento delle attività di organizzazioni umanitarie come l’UNRWA, l’agenzia ONU che assiste i profughi palestinesi nel Vicino Oriente.
Erdogan: “Hamas non è terrorista”
In un’intervista a Fox News durante la sua permanenza negli Stati Uniti per l’Assemblea generale dell’ONU, Erdoğan ha dichiarato di non considerare Hamas un’organizzazione terroristica, bensì un gruppo di resistenza. Ha affermato che Hamas non dispone di armi pesanti e che sta utilizzando quelle di cui è in possesso per difendersi. Il presidente turco ha poi criticato duramente l’azione militare israeliana a Gaza, definendola un “genocidio completo” e ha indicato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu come responsabile di tali violenze.
Il presidente Erdoğan, figura chiave della politica turca dal 2014, ha da sempre assunto posizioni molto critiche nei confronti di Israele, sostenendo la causa palestinese in ambito internazionale. La sua leadership si distingue per un approccio conservatore e per un ruolo attivo nelle dinamiche geopolitiche mediorientali, che include anche la gestione delle crisi migratorie e dei conflitti regionali.






