Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite (ONU) sui territori palestinesi occupati, è al centro di una controversia internazionale dopo aver denunciato apertamente le azioni di Israele a Gaza, descrivendole come un atto di genocidio. Albanese ricopre il ruolo per l’ONU dal 2022 e si occupa di documentare le violazioni commesse da Israele come potenza occupante nei territori che includono la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme. Ha sollevato forti critiche nei confronti degli Stati Uniti per averla sanzionata a causa del suo lavoro.

Cinque mesi dopo gli eventi del 7 ottobre, Albanese aveva suggerito in un rapporto intitolato “Anatomia di un genocidio” che quanto stava accadendo a Gaza “potrebbe costituire genocidio”. Sei mesi dopo, ha affermato con certezza che “questo è genocidio e fa parte di una cancellazione coloniale del popolo palestinese”.
La denuncia di genocidio e la teoria della colpa collettiva
La Special Rapporteur, ospite di Tucker Carlson, ha chiarito che il genocidio è un “crimine” e un “termine legale,” non semplicemente politico. Esso consiste nella “distruzione intenzionale di un gruppo in quanto tale,” attraverso atti di uccisione o creando condizioni di vita calcolate per distruggerlo.
Francesca Albanese ha osservato che la distruzione della vita a Gaza è stata totale. Questa include case, università, ospedali e scuole, con l’uccisione di medici e giornalisti. Ha evidenziato come le azioni fossero accompagnate da un “linguaggio genocida” da parte dei ministri israeliani, che hanno evocato l’immagine biblica di Amalek (“vai e distruggi Amalek, la madre, il lattante, il bambino”).
Albanese ha anche rivelato che è in corso un’indagine sull’uso sistemico e diffuso della tortura contro i civili palestinesi, inclusi personale medico, giornalisti e insegnanti, privati della libertà. Ritiene che questo sia “un caso da manuale di genocidio: distruggere un popolo in quanto tale mentalmente, fisicamente, culturalmente”.
Complicità economica e sanzioni Usa
Oltre a denunciare le azioni di Israele, Albanese ha focalizzato l’attenzione sulla complicità del settore privato occidentale nel sostenere l’economia dell’occupazione. Un sistema che si è trasformato in “economia di genocidio”. Ha notato che, nonostante le difficoltà di molti israeliani, la borsa israeliana ha continuato a crescere, aumentando il suo valore del 213%.
L’esperta ha specificamente citato la complicità di importanti aziende tecnologiche, tra cui Amazon, Google e Microsoft, che hanno fornito servizi e accesso a dati che hanno permesso a Israele di “impostare sistemi per il targeting di massa e l’uccisione di massa”. Ha menzionato un sistema automatizzato che utilizza i dati forniti dalle aziende tecnologiche per decidere gli obiettivi in modo casuale, talvolta raggiungendo le persone “quando sono con le loro famiglie in modo da infliggere il massimo danno”.
Proprio dopo aver puntato il dito sui ‘profitti’, gli Stati Uniti hanno sanzionato Francesca Albanese. L’esperta ha espresso il suo sgomento: “la mia unica arma è una penna. Questo è quello che faccio, e sì, a quanto pare è molto pericoloso”.
Il “tradimento” degli Stati Uniti
A causa delle sanzioni la trattano come una criminale, vietandole di viaggiare negli Stati Uniti – compromettendo le sue funzioni dato che il quartier generale dell’ONU è a New York – e sottoponendola a censura finanziaria. Tutti i suoi conti bancari e le sue attività negli Stati Uniti sono stati chiusi. Come madre di una figlia americana, ha sottolineato l’assurdità della situazione: “Ho una figlia americana che sta pagando il prezzo di avere sua madre che dice la verità sui crimini commessi in un altro luogo”. Ha poi detto che l’applicazione delle sanzioni comporta pene fino a 1 milione di dollari e 20 anni di carcere, definendo l’atto degli Stati Uniti come un “tradimento” dei valori di libertà di pensiero ed espressione.
Albanese ha aggiunto che, nel contesto attuale, l’idea che gli stati servano gli interessi dei loro popoli è una “fallacia,” poiché le politiche sono guidate da poteri militari, economici, finanziari e dall’algoritmo, che necessitano di Israele per i loro “scopi imperialistici”.
La via per la giustizia
Riguardo al futuro, Francesca Albanese ha chiarito che l’obiettivo primario è porre fine al genocidio. Ha chiesto giustizia per coloro che hanno ordinato e reso possibile il genocidio, sostenendo che i mandati di arresto esistenti, emessi dalla Corte Penale Internazionale contro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, dovrebbero essere perseguiti.
Infine, ha ribadito l’obbligo di applicare pienamente il diritto internazionale: Israele deve ritirare le truppe, smantellare le colonie e cessare di sfruttare le risorse palestinesi. Albanese ha concluso sostenendo: “solo attraverso la piena decolonizzazione di quella terra possiamo rispettare le regole fondamentali che abbiamo tutti accettato in ottanta anni di pace”.






