Roma, 4 settembre 2025 – Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui territori palestinesi occupati, torna a denunciare la mancanza di sostegno da parte del governo italiano di fronte alle sanzioni imposte dall’amministrazione statunitense. Nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’associazione Avs, Albanese ha descritto le misure punitive a suo carico come persecutorie e ad personam, sottolineando l’assenza di interventi da parte delle istituzioni italiane, a differenza di altri governi che hanno espresso solidarietà pubblica e privata.
Le sanzioni Usa: un attacco personale e istituzionale
Le sanzioni, emanate il 5 luglio 2025 dal segretario di Stato statunitense Marco Rubio, hanno avuto impatti profondi sulla vita e sull’attività di Albanese. Il blocco del conto corrente e l’impossibilità di aprirne uno nuovo costringono la relatrice a operare quasi esclusivamente in contanti, limitando gravemente la sua libertà di movimento e operativa. Un esempio emblematico è stato il suo recente rientro a Napoli, dove non ha potuto noleggiare un’auto per mancanza di carta di credito.
Albanese ha inoltre evidenziato come chiunque intrattenga rapporti economici con lei negli Stati Uniti rischi fino a 20 anni di carcere, con pene pecuniarie che possono arrivare fino a un miliardo di dollari. Questa situazione, ha spiegato la relatrice, ha creato un clima di gelo intorno a lei non per sfiducia personale, ma per la minaccia dell’Amministrazione Usa che, secondo Albanese, mira a mettere a tacere il suo lavoro di monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nella regione palestinese.
Il silenzio italiano e la solidarietà internazionale
Da tempo, Albanese lamenta l’assenza di una risposta concreta dal governo italiano, che non ha espresso alcuna forma di solidarietà ufficiale, né pubblica né privata. Al contrario, altre nazioni hanno manifestato sostegno nei suoi confronti. La mancanza di interventi istituzionali è stata stigmatizzata anche da Luana Zanella, deputata e capogruppo del gruppo parlamentare “Alleanza Verdi e Sinistra”, che ha definito incredibili e barbare le sanzioni personali imposte a Albanese, sottolineando il silenzio del governo italiano di fronte a questo attacco.
Nel corso della conferenza stampa, Albanese ha rimarcato che in un ordinamento costituzionale è lecito aspettarsi una presa di posizione da parte delle istituzioni preposte alla tutela della Costituzione e dei diritti fondamentali, soprattutto di fronte a provvedimenti di tale gravità. Ha inoltre sottolineato come la sua situazione sia un elemento rivelatore di una mancata operatività della Costituzione stessa in difesa dell’individuo.
La relatrice delle Nazioni Unite ha inoltre criticato la comunità internazionale per non aver ancora adottato misure efficaci per fermare quello che definisce un genocidio nella Striscia di Gaza, denunciando la morte per fame di quasi 400 persone negli ultimi due mesi e la proliferazione di attività economiche illecite nella regione. Queste parole arrivano a seguito di anni di lavoro e rapporti dettagliati sull’occupazione israeliana e sulle violazioni dei diritti umani, culminati nel suo rapporto del marzo 2024, dove ha affermato che ci sono «ragionevoli basi» per credere che Israele abbia superato la soglia del genocidio.
La vicenda di Albanese mette in evidenza le tensioni internazionali legate al conflitto israelo-palestinese e solleva interrogativi sul ruolo e sull’efficacia delle istituzioni italiane nel difendere i propri cittadini impegnati in missioni diplomatiche e umanitarie.






