Un’inchiesta esclusiva di Sky News ha portato alla luce nuovi dettagli sul presunto sostegno di Israele a un gruppo ribelle palestinese con legami estremisti e una lunga storia di saccheggi di aiuti umanitari. Il gruppo, noto come Forze Popolari, è guidato da Yasser Abu Shabab, ex capo di una banda di predoni, che oggi si propone come futuro governante di Gaza. Secondo l’Unità Dati e Forensics di Sky News, che da mesi ne monitora movimenti, armamenti e canali di approvvigionamento, Israele permetterebbe il passaggio clandestino di denaro, armi e veicoli diretti alla milizia attraverso il confine di Kerem Shalom.
Il ritorno dei “signori della guerra”
Negli ultimi mesi, diverse tribù locali hanno giurato fedeltà a Yasser Abu Shabab, mentre nella Gaza meridionale le Forze Popolari hanno trasformato un’area di circa 50 ettari in un vero e proprio quartier generale. Qui sorgono ville, scuole, cliniche e una moschea, in netto contrasto con la devastazione del resto della Striscia.

I video diffusi sui social mostrano i membri del gruppo con mazzi di banconote, sigarette di contrabbando e motociclette di lusso, segni di un’economia parallela che prospera ai margini della guerra.
Un rapporto interno delle Nazioni Unite, datato novembre 2024, identifica Abu Shabab come “principale responsabile del saccheggio sistematico dei convogli umanitari”. La banda, secondo il documento, trae i suoi profitti dal contrabbando di sigarette e beni proibiti: un pacchetto può arrivare a costare fino a 20 dollari.
“Israele ci aiuta con armi, cibo e veicoli”
Hassan Abu Shabab, parente e comandante del gruppo, ha dichiarato a Sky News che Israele coordina direttamente con il leader delle Forze Popolari la consegna di denaro e rifornimenti.
Secondo la sua versione, le forniture passano attraverso un “ufficio di coordinamento” collegato all’Autorità Nazionale Palestinese e ai servizi di sicurezza israeliani, egiziani e giordani.
Un soldato dell’IDF, identificato come Sami, ha confermato a Sky News che “la cooperazione avviene principalmente tramite lo Shin Bet” e che i militari israeliani “portano il cibo e assicurano che arrivi a Gaza”.
Sky News ha rintracciato numerosi veicoli con targhe israeliane finiti nel campo di Abu Shabab, tra cui una Toyota Land Cruiser 2025, venduta in Israele a luglio e apparsa in foto nel campo delle Forze Popolari appena due settimane dopo.
Aiuti umanitari nel mirino
La milizia riceverebbe cibo e beni di prima necessità anche dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), organizzazione finanziata dagli Stati Uniti. Sky News ha documentato la presenza di pallet di aiuti GHF nel campo della milizia, alcuni ancora sigillati.
Il direttore dell’UNRWA per Gaza, Sam Rose, ha definito il caso “una completa violazione dei principi umanitari”, sottolineando che gli aiuti “devono essere neutri e destinati a chi ne ha più bisogno”.
Un portavoce della GHF, invece, ha difeso la propria posizione sostenendo che “ogni abitante di Gaza merita di essere nutrito con dignità”, anche in aree controllate da gruppi armati.
Il “Battaglione di Ricognizione del Deserto” e i legami beduini
La cooperazione israeliana con le Forze Popolari avverrebbe anche tramite l’Unità 585, nota come Battaglione di Ricognizione del Deserto, composta in larga parte da soldati beduini musulmani.
Sui social, membri di questa unità e miliziani di Abu Shabab si scambiano messaggi di sostegno e simboli di amicizia, confermando un legame etnico e operativo.
“Israele lo aiuta, gli dà granate, soldi, veicoli e cibo”, afferma Sami. L’IDF e lo Shin Bet non hanno rilasciato commenti ufficiali.
La strategia “divide et impera”
Secondo Amjad Iraqi dell’International Crisis Group, il sostegno a gruppi rivali di Hamas riflette una strategia storica israeliana di “divide et impera”. Il professor Neve Gordon, esperto di diritto internazionale alla Queen Mary University di Londra, avverte che l’obiettivo sarebbe “frammentare Gaza in territori controllati da signori della guerra, impedendo l’unità politica palestinese”.
L’ascesa di Yasser Abu Shabab
Yasser Abu Shabab, un tempo sospettato di legami con l’ISIS, è oggi al centro di un fragile equilibrio di potere. Dopo scontri violenti con Hamas, il suo gruppo è diventato una pedina cruciale nella nuova architettura di controllo di Gaza, sostenuto — secondo l’inchiesta — da reti di contrabbando, alleanze tribali e connessioni regionali.
“Vogliamo gestire tutto”
Mentre i negoziati internazionali sulla governance postbellica di Gaza proseguono a rilento, le Forze Popolari costruiscono già le basi del proprio potere.
In un’intervista a Sky News, Hassan Abu Shabab ha dichiarato apertamente l’ambizione del gruppo: “Vogliamo gestire tutto: dalla sicurezza ai programmi scolastici. E un giorno indiremo un referendum per normalizzare i rapporti con Israele”.
Un obiettivo che, se confermato, segnerebbe una trasformazione profonda e controversa nella politica della Striscia di Gaza, dove — secondo l’inchiesta — Israele sembra già scrivere il futuro, un’alleanza alla volta.






