L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) entra in una fase decisiva con l’avvicinarsi delle ultime due tranche di fondi europei, il cui valore complessivo ammonta a circa 42 miliardi di euro. Lo ha dichiarato il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, intervenuto nella trasmissione Cinqueminuti su Rai1, sottolineando l’importanza di questi fondi per il completamento degli obiettivi strategici del piano, in particolare nelle infrastrutture per l’energia alternativa.
PNRR: le ultime due rate e strategia di spesa
Secondo il ministro Foti, l’ottava rata, già approvata dalla Commissione europea, ammonta a 12,8 miliardi di euro e sarà liquidata entro il 31 dicembre 2025. In quella stessa data, l’Italia presenterà a Bruxelles i cinquanta obiettivi previsti per la nona rata, con una richiesta di fondi di pari importo, 12,8 miliardi. Di questi, circa 3 miliardi saranno a fondo perduto, mentre i restanti 10 miliardi saranno erogati sotto forma di prestiti agevolati.
La decima rata, che vale 28,2 miliardi di euro, comprende 157 obiettivi da raggiungere e rappresenta la quota più consistente per completare il piano, che prevede complessivamente 540.000 progetti.
Stato della spesa e prospettive future
Foti ha inoltre aggiornato sullo stato della spesa complessiva del PNRR: finora sono stati spesi 92,5 miliardi di euro, con una previsione di raggiungere quota 100 miliardi entro fine anno. Per il 2026, invece, si prevede una spesa totale che oscillerà tra i 145 e i 150 miliardi di euro.
Il ministro ha precisato che non esiste un impegno formale a spendere l’intero ammontare dei fondi entro il 2026, poiché circa 20 miliardi sono destinati a strumenti finanziari che produrranno effetti anche negli anni successivi. A questi si aggiungono i fondi della Coesione, pari a 80 miliardi, con una spesa attuale di circa il 7-8% e una scadenza fissata al 2029, che rappresentano un ulteriore sostegno per la crescita economica del Paese.
Tommaso Foti, nominato ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione nel dicembre 2024 nel governo Meloni, continua a seguire con attenzione l’implementazione del Piano, che è uno degli strumenti fondamentali per la ripresa economica e la transizione ecologica e digitale dell’Italia.






