La Digos ha arrestato due giovani del Bangladesh a Palermo, accusati di apologia di terrorismo attraverso i social media. Gli indagati, dopo essersi radicalizzati, hanno chiesto come attaccare all’IA
L’arresto di due giovani originari del Bangladesh da parte della Digos di Palermo ha sollevato importanti interrogativi sul fenomeno del terrorismo e della radicalizzazione online. I due indagati, Ahmed Himel e Munna Tapader, sono accusati di apologia di terrorismo per aver pubblicato contenuti estremisti sui loro profili social, in particolare su piattaforme come TikTok. Le indagini hanno messo in luce una rete di indottrinamento e propaganda legata all’Isis, evidenziando come le nuove tecnologie possano essere utilizzate per diffondere ideologie violente.
Attività di propaganda sui social
I giovani avrebbero condiviso video e immagini in lingua araba che esaltavano il jihad e i martiri, cercando attivamente materiale di propaganda. Questo comportamento è stato descritto dalle autorità come un segnale di una radicalizzazione profonda, piuttosto che un semplice interesse informativo. La Digos ha monitorato le loro attività online, scoprendo un uso sistematico dei social media per incitare alla violenza e all’autolesionismo.
Perquisizioni e materiali trovati
Durante le perquisizioni, gli investigatori hanno rinvenuto numerosi video e post relativi a sermoni religiosi e canti jihadisti. Ahmed Himel, in particolare, ha interagito con un’intelligenza artificiale per ottenere informazioni su come colpire una persona, un fatto che ha destato grande preoccupazione tra gli inquirenti. Munna Tapader ha utilizzato come immagine di copertura una bandiera nera con messaggi di incitamento al martirio, dimostrando un forte attaccamento alle ideologie estremiste.
Rete di contatti e vigilanza necessaria
Le indagini hanno rivelato contatti tra i due arrestati e altri utenti che sostengono la jihad, sottolineando l’importanza di una vigilanza costante sulle piattaforme social. In un mondo sempre più interconnesso, le autorità devono affrontare la sfida di contrastare l’estremismo online e prevenire atti di violenza ispirati da ideologie radicali. Questo caso rappresenta un campanello d’allarme per la società, evidenziando come il radicalismo possa diffondersi rapidamente tra i giovani attraverso i social network.