Bologna, 9 settembre 2025 – La Corte d’assise d’appello di Bologna ha emesso ieri una sentenza definitiva sul caso che ha sconvolto l’Emilia-Romagna: l’omicidio di Saman Abbas, la giovane pachistana di 18 anni scomparsa e poi uccisa nel maggio 2021 a Novellara, provincia di Reggio Emilia. La Corte ha confermato la responsabilità della famiglia della ragazza, condannando all’ergastolo i genitori e i due cugini, mentre lo zio è stato condannato a 22 anni di reclusione.
L’omicidio di Saman Abbas è stato premeditato
Secondo la sentenza, l’omicidio è stato premeditato dal clan familiare che non sopportava il desiderio di autonomia di Saman. La Corte ha sottolineato come la decisione omicida sia stata presa “con fredda lucidità e programmata per un congruo lasso di tempo”, perché la giovane aveva scelto di vivere liberamente, in piena autonomia, in netto contrasto con i valori etici e il credo religioso della famiglia. Questo rifiuto di accettare un matrimonio combinato aveva portato a una escalation di violenze e minacce, culminate nell’omicidio per strangolamento avvenuto intorno alla mezzanotte del 1º maggio 2021.
Il contesto e le indagini
Originaria del Pakistan, Saman Abbas si era trasferita in Italia con la famiglia nel 2016 e aveva denunciato i genitori per maltrattamenti e coercizione al matrimonio forzato con un cugino in Pakistan. Dopo mesi di sofferenze e tentativi di fuga, la giovane era tornata a Novellara per recuperare i documenti, solo per essere uccisa poco dopo. Le telecamere di sorveglianza e le testimonianze, in particolare quella del fidanzato, hanno ricostruito la dinamica dell’omicidio e la successiva fuga dei familiari in Pakistan. Le indagini hanno portato al fermo e alla condanna dei responsabili, svelando un crimine di violenza familiare e culturale che ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana.






