Milano, 16 dicembre 2025 – Si è svolta oggi davanti alla Corte d’Assise di Bergamo l’udienza relativa al processo per l’omicidio di Sharon Verzeni, la 34enne uccisa a coltellate nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Chignolo d’Isola, in via Castegnate. Il pubblico ministero Emanuele Marchisio ha formulato la richiesta di ergastolo per il trentenne Moussa Sangare, unico imputato per il delitto.
Omicidio Sharon Verzeni: accuse e aggravanti contestate
Il pm Marchisio ha motivato la richiesta di condanna all’ergastolo sottolineando la presenza di diverse aggravanti: minorata difesa della vittima, premeditazione e futili motivi “giganteschi”. Sangare, che in precedenza aveva confessato l’omicidio, ha successivamente ritratto alcune dichiarazioni, rendendo il processo complesso e affidato anche a perizie psichiatriche per valutare la sua capacità di intendere e volere.
L’omicidio è stato definito dalla Procura come privo di movente apparente: Sharon Verzeni era semplicemente nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Il trentunenne, nato a Milano da famiglia maliana, aveva precedenti per maltrattamenti in famiglia ed era noto per un passato da aspirante rapper. La notte del delitto, Sangare ha agito armato di quattro coltelli, di cui uno utilizzato per colpire mortalmente la giovane estetista e barista.
Le indagini e la confessione
L’indagine, coordinata dal pm Marchisio, è stata avviata dopo che due giovani testimoni avevano segnalato la presenza di un uomo in bicicletta sospetto nella zona del delitto. Grazie alle testimonianze e alle immagini di videosorveglianza, i carabinieri sono riusciti a identificare Sangare, che inizialmente aveva negato ogni coinvolgimento. Dopo alcune contraddizioni e pressioni investigative, il trentenne ha ammesso di aver ucciso Sharon con una violenza improvvisa e inspiegabile.
La procura ha escluso qualsiasi collegamento religioso o terroristico e si è in attesa degli esiti delle consulenze psichiatriche per approfondire lo stato mentale dell’imputato al momento del fatto. Sangare ha inoltre indicato dove aveva nascosto l’arma del delitto, già sottoposta ad accertamenti scientifici.
La richiesta di ergastolo riflette la gravità del crimine e le circostanze aggravanti che la Procura ritiene pienamente dimostrate nel corso delle indagini.






