Milano, 10 settembre 2025 – Prosegue il percorso di approfondimento investigativo sul delitto di Garlasco, uno dei casi di omicidio più controversi e discussi degli ultimi decenni in Italia. A quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la giovane vittima uccisa nella villetta familiare a Garlasco (Pavia) il 13 agosto 2007, emergono nuovi sviluppi grazie all’incidente probatorio avviato dalla Procura di Pavia.
All’ingresso della Questura di Milano, dove si stanno svolgendo le analisi, la legale di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio, Giada Bocellari ha commentato con cautela: “Noi non puntiamo su niente. Noi puntiamo sui dati. Non ci aspettiamo niente di particolare dall’incidente probatorio”. Bocellari ha inoltre evidenziato che un passaggio cruciale sarà l’esame del materiale biologico rinvenuto sotto le unghie della vittima, da cui è partita la riapertura delle indagini, ma ha sottolineato che la strada è ancora lunga e che l’incidente probatorio rappresenta “una parentesi” in un’indagine molto complessa.
L’incidente probatorio e le analisi sul materiale biologico

Le prime indiscrezioni sugli esami condotti nel corso dell’incidente probatorio non hanno permesso di isolare materiale biologico utile sui supporti conservati con le impronte digitali rinvenute nella villetta Poggi. In particolare, tra i reperti più discussi c’è l’impronta 10, trovata sullo stipite della porta, ritenuta di grande interesse per la possibilità che potesse essere stata lasciata dall’assassino. Tuttavia, i test ematici hanno dato esito negativo e non è stato possibile estrarre un profilo genetico.
Questa situazione rafforza la prudenza della difesa, che invita ad attendere il completamento degli esami, ancora in corso sotto la supervisione dei periti nominati dal Tribunale di Pavia. Oltre alle impronte, sono in programma analisi su altri reperti, come il tappetino del bagno e tamponi biologici, che potrebbero fornire ulteriori riscontri.
La complessa storia giudiziaria e le nuove prospettive investigative
Il delitto di Garlasco ha una storia giudiziaria lunga e intricata. Alberto Stasi, fidanzato della vittima e inizialmente assolto in primo e secondo grado, è stato condannato in via definitiva nel 2015 dalla Corte di Cassazione a 16 anni di reclusione. Nonostante la sentenza, non sono mai del tutto sopiti i dubbi sulla dinamica del delitto e sulle prove raccolte, anche a causa di errori procedurali e lacune investigative iniziali, come la mancata raccolta tempestiva delle impronte digitali e il ritardo nel sequestro delle scarpe di Stasi, che non presentavano tracce di sangue.
Negli ultimi anni, sono state avviate nuove indagini che hanno portato a ipotizzare scenari alternativi, tra cui la possibile presenza di più aggressori. Alcuni esperti di medicina legale hanno sollevato l’ipotesi che i colpi inferti a Chiara Poggi possano essere stati di diversa natura, suggerendo un’azione coordinata da parte di più persone. In questo contesto, si discute anche della possibilità di una riesumazione della salma, per ulteriori approfondimenti tecnici, ipotesi considerata dai periti e dai legali coinvolti.
Intanto, la Corte di Cassazione ha recentemente respinto il ricorso della Procura generale di Milano contro la concessione della semilibertà a Stasi, sottolineando che la sua posizione resta stabile e che non sono state violate prescrizioni relative ai permessi premio.
L’incidente probatorio in corso e le nuove analisi scientifiche rappresentano dunque un passaggio fondamentale per fare luce su un caso che continua a suscitare interesse e dibattito a quasi vent’anni dalla tragedia.
La ricerca della verità, basata sui dati e sulle evidenze, rimane al centro dell’attenzione delle parti coinvolte e degli inquirenti.





